“Niente cazzotti perché non farò alcuna battuta sulle acconciature dei presenti”. Carlo Conti scherza e anticipa la linea di comportamento che terrà durante la serata di premiazione dei David di Donatello, che condurrà (per la settima volta consecutiva) affiancato quest’anno da Drusilla Foer.

La cerimonia si svolgerà il 3 maggio in diretta su Rai 1 dai celebri Cinecittà Studios di Roma e sarà una serata all’insegna dell’eleganza, dell’ironia e della ripartenza del cinema, come sottolineato da Piera Detassis, presidente e direttrice dell’Accademia del Cinema Italiano, che poi ha comunicato le cinquine di questa 67esima edizione.

Ben 16 candidature per È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino e Freaks Out di Gabriele Mainetti, 14 per Qui rido io di Mario Martone, 11 per Ariaferma Diabolik e 6 per A Chiara e Ennio.

“Sono stati due anni davvero complessi - commenta Piera Detassis -. Quest’anno hanno votato oltre il 91% dei giurati con grande interesse e passione. C’è una grande qualità e sono presenti tantissimi buoni film”.

Che cinema esce da queste candidature? “Il cinema dei grandi maestri, alcune sorprese dell’anno come Ariaferma di Leonardo di Costanzo, un film che ha stupito tutti dopo la Mostra del Cinema di Venezia. C’è poi un’evidente apertura a un cinema diverso: quello di genere. Dal fantasy con spirito internazionale con Freaks Out all’approccio al fumetto con Diabolik dei fratelli Manetti. Si afferma anche un film d’autore come A Chiara di Jonas Carpignano, che ha avuto una grande risonanza internazionale. Tanti i film ambientati nel Sud Italia, soprattutto in Calabria e in Campania, e tanti i film corali che hanno dato spazio a diversi volti. Sono molte anche le tendenze del cinema italiano che guardano al futuro. Da citare anche l’affermazione del documentario, una forma d’espressione sempre più importante. Bastano due titoli: Marx può aspettare di Marco Bellocchio e Ennio di Giuseppe Tornatore. Quest’ultimo un doc che travalica le soglie del genere. Un film che rappresenta il sogno e la nostalgia del cinema, così come Martone rappresenta il sogno e la nostalgia del teatro. In questi voti c’è quindi il riconoscimento di una grande generosità di cinema e di film da sala”.

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I luoghi della cultura ci danno energia e obiettivo comune, più volte e da più parti sottolineato nell’incontro stampa di oggi, è quello di spingere gli spettatori al cinema. “Bisogna tornare al cinema e fare una comunicazione importante di sistema”, dice Piera Detassis.  E Carlo Conti aggiunge: “Stare insieme in sala ha un fascino diverso. La serata dei David deve stimolare i telespettatori a tornare al cinema. Sarà un evento con tanto di tappeto rosso e glamour, cose che in questi due anni di pandemia purtroppo sono mancate. Con Drusilla ci prepareremo poco e andremo molto a braccio”.

Per la prima volta divide il palco, con Drusilla Foer appunto: “Sono onoratissima di partecipare a questa celebrazione. Mi si accende il cuore quando riaprono i luoghi di cultura, creatività e libertà perché credo che questo ci salverà da tutto l’orrore che ci circonda. Amo tantissimo il cinema e sono felice che ora le sale si riempiranno di nuovo. Il cinema è una forma espressiva di grande civiltà e vitalità che tutti noi, dopo questi due anni di pandemia, ci meritiamo”.

Un’edizione all’insegna della leggerezza, ma sullo sfondo c’è la guerra in Ucraina. “Spero che il 3 maggio la guerra sarà finita - dice Carlo Conti -. Durante la serata dei Grammy c'è stato il messaggio di Zelensky. Noi sceglieremo una linea comune e parleremo di quanto sta accadendo in Ucraina”.

Infine Nicola Maccanico, ad di Cinecittà, conclude: “Siamo riusciti a fare sistema. La parola sistema è una di quelle più utilizzate, ma meno portate avanti nei fatti. In questo caso ci siamo riusciti e sono contento perché l’industria audiovisiva ha bisogno di fare questo”.