Il documentario Varda par Agnès è una dichiarazione d’amore alla vita, e poi all’arte e al cinema. La regista e artista Agnès Vard, che ama definire sé stessa la nonna della Nouvelle Vague, ha girato oltre 50 film dalla metà degli anni '50. Ha ricevuto l'European Film Prize, un Oscar e una Palma d'Oro alla carriera, e da ultima una Berlinale Kamera, sempre d’onore.  Ma non sono i premi prestigiosi ad aver dato impulso alla sua straordinaria carriera. "Ispirazione, creatività e desiderio di condividere" sono i motivi fondamentali del suo lavoro, afferma la regista. Nel suo nuovo film autobiografico si siede su un grande palcoscenico d'opera, guarda il suo pubblico con un lieve sorriso, e inizia a raccontare la sua storia, artistica e cinematografica. Poi siede sulle spiagge della sua vita, Normandia, Costa Azzurra, Malibu, oppure in un cortile parigino, e ci racconta il suo lungo viaggio attraverso paesaggi e frammenti di film, documentari, interviste, filmati, e poi ancora paesaggi. "Varda per Agnès" è una sorta di master class di regia: umoristica, autoironica e molto pratica. La vana autoadulazione e stravaganti teorie sono estranee a Varda che deliberatamente sceglie non solo i suoi film di successo, ma anche quelli meno riusciti. In termini commerciali, si intende. Parla di "Senza tetto né legge", di "Cléo - dalle 5 alle 7" e di "Pointe Courte", il suo primo film del 1954, ancora considerato come il film per definizione atto di nascita della Nouvelle Vague. Ma ci sono anche estratti dal film Le cento e una notte (di Simon Cinéma)- girato nel 1995 come lavoro commissionato per il 100 ° compleanno del cinema e con un’incredibile parata di star, eppure  un flop assoluto.  E poi i suoi lavori avantgarde a Hollywood per girare documentari sul graffitismo, un fenomeno artistico che allora era assolutamente d’avanguardia (artisti come Basquiat e Keith Haring faranno le loro prime grandi mostre solo verso i primi anni Ottanta), o sulla scena artistica di New York accompagnando Wharol, e scoprendo un mondo. Agnès Varda non parla solo di film, la sua fotografia ha un ruolo cruciale nella sua opera. Così come negli ultimi vent’anni la sua carriera di artista di installazioni, in cui si è completamente reinventata, sostenuta soprattutto dalla Fondation Cartier pour l’art contemporain. Non tutto ciò che Agnès Varda fa o ha fatto è bellissimo. Alcune cose sono semplicemente interessanti, un paio banali. Ma è nell’insieme che il lavoro di Varda  ha un enorme importanza per l'estetica  e il linguaggio del nostro tempo. Alla domanda se non sia mai stanca, se lei, da grande filantropo e idealista, non debba mai lottare con la depressione? "Sono sempre stata molto curiosa", dice. "E questo mi ha salvato la vita”.