Dal concorso all'ultimo Festival di Cannes, arriva sui nostri schermi Un castello in Italia, terza regia di Valeria Bruni Tedeschi, dopo E' più facile per un cammello… (2003) e Attrici (2007). Alla conferenza stampa di presentazione a Roma, la prima notizia interessante la offre proprio la Bruni Tedeschi: “Il film esce praticamente in contemporanea in Francia e in Italia, il 30 ottobre oltralpe, il 31 da noi”.
”50 copie per incominciare - aggiunge Vieri Razzini, titolare della Teodora Film che distribuisce - rigorosamente in versione originale, perché era impensabile far diversamente, e magari usciamo un po' da un certo provincialismo incombente”. In effetti le due lingue (italiano/francese ) sono presenti dall'inizio, nella pelle di una storia che a cavallo tra questi due Paesi trova motivazioni e convinzione. La storia è in molta parte autobiografica, collocata sull'inizio dell'amore tra Louise e il giovane Nathan, proprio nel momento in cui la famiglia di Louise vive un drammatico declino, col fratello Ludovic gravemente malato e i debiti che incombono.
“Se c'è autobiografia, devo precisare che ce ne sono tre, tre mondi e tre persone, io e le mie due cosceneggiatrici, Agnes De Sacy e Noemie Lvovsky. La realtà resta il punto di partenza, abbiamo impiegato tre anni per scrivere il copione, avendo attenzione soprattutto per personaggi e situazioni che richiamassero la rappresentazione umana. Se qualcosa mi tocca personalmente, evito di prenderne le distanze, e anzi convivo con l'azione e con il dolore che può provocare”.
Sul rapporto con la figlia, Marisa Borini, madre nella vita e sullo schermo, dice di essersi attenuta elle istruzioni di Valeria, aggiunge che ha una memoria nell'imparare la parte e, precisa, “non ho fatto l' Actors Studio”. Filippo Timi racconta del primo provino fatto con la regista, quando si sente dire: “Tu non c'entri niente”. Nel personaggio di Ludovic poi invece si è calato, avvertendone l'intimità, un ruolo scomodo per la dolcezza che ispira, un soffio più che un ruolo. Louis Garrel, da parte sua, confessa di conoscere la Tedeschi da tempo, e che questa consuetudine lo fa innervosire, lo induce a litigare con lei. “Il film – conclude- è coinvolgente perché mette insieme la stanchezza tipica dei francesi e l'autoironia degli italiani”.