“Questo è un film che arriva dal teatro. Sul palcoscenico è stato un successo, abbiamo fatto molte repliche. Lo spettacolo è una sorta di prequel, ambientato completamente all’interno della casa. I fratelli litigano tra di loro per capire se vendere l’abitazione paterna oppure no. Quando mi sono messo a girare ho tralasciato questa parte, e ho cercato di accelerare i tempi. Ho capito che la storia doveva abbracciare più location”. Il regista Augusto Fornari presente la sua opera prima La casa di famiglia, nelle sale italiane dal 16 novembre distribuito in 280 copie da Vision Distribution.

“Sul cast non ho mai avuto dubbi: Lino Guanciale, Stefano Fresi e Matilde Gioli sembravano parenti anche sul set. Siamo diventati una famiglia, abbiamo addirittura fatto delle cene a casa. Sono stati una piacevole scoperta, anche se Stefano lo conoscevo da tanti anni”. E sulla preparazione: “Abbiamo lavorato facendo alcune letture del copione, prima in singolo e poi tutti insieme mangiando nel mio salotto”. Poi Fornari scherza: “Attenti a Lino Guanciale, è insaziabile”.

La casa di famiglia racconta di quattro fratelli e di un padre in coma da cinque anni. Alex, Oreste, Giacinto e Fanny sono cresciuti in una bella villa di campagna con i genitori, ma ora la madre è morta e il loro “vecchio” è in ospedale. Alex è in grave difficoltà economica con il suo circolo di tennis, così decidono di vendere la casa per pagare i debiti. Nessuno si aspetta che, subito dopo la firma del contratto, il padre Sergio si svegli, pronto per ricominciare da capo.

“Ho una famiglia numerosa, anche noi siamo quattro fratelli di età diverse, senza contare cugini e zii. È normale che si creino situazioni esasperate, molte volte eccessive, quando si è in tanti. L’importante è riconciliarsi. A differenza di Fanny, non farei mai vedere la mia disperazione per un uomo, neanche ai miei cari. Ho un orgoglio molto forte, anestetizzo le emozioni e passo oltre. La vera sfida è interpretare qualcuno che sia diverso da te”, spiega Matilde Gioli.

Lino Guanciale, il turbolento Alex, sostiene che “purtroppo, quando muore una persona cara, spesso inizia il vero tormento. Conosco casi in cui fratelli e sorelle hanno smesso di parlarsi per la divisione di un box auto. La casa di famiglia narra una vicenda che può appartenere a ognuno di noi. È un film delicato, che affronta con leggerezza un tema che può anche essere tragico, e io sono il detonatore di questo scandalo privato”.

Poi è il turno di Stefano Fresi: “Noi sembriamo usciti da una pubblicità. Al mattino ci svegliamo col canto del gallo, e mia moglie è già pronta per una sfilata (ride, n.d.r.). A parte gli scherzi, c’è grande unione a casa mia. Anche noi abbiamo il nostro matto e ci possiamo riconoscere in alcune dinamiche di questa storia. L’importante è conservare la tenerezza nei rapporti”.

Conclude Matilde Gioli: “Viviamo in un momento storico avvelenato dai telefoni e dai social. Molti giovani sono soli, attaccati a uno schermo dal mattino alla sera. Questo mondo non perdona, non ascolta, e la famiglia è l’unica certezza. È un porto sicuro nella tempesta quotidiana”.