Apertura della 28° edizione (26 novembre-4 dicembre) del festival di Torino in controtendenza: Contre toi di Lola Doillon (figlia del regista Jacques), e chiusura con l'attesa anteprima europea dello struggente Hereafter di Clint Eastwood. Il primo è un dramma di interni interpretato da Kristin Scott Thomas e dall'emergente Pio Marmai, il secondo una riflessione sulla vita e la morte, con Matt Damon collante di tre storie: una giornalista francese (Cécile De France, presente al festival) sopravvissuta alla catastrofe decide di scrivere un libro, un operaio americano (Damon) scopre di avere doti soprannaturali, e un ragazzino cerca di contattare il fratellino morto attraverso un medium. Lo sceneggiatore Peter Morgan (The Queen, Frost/Nixon) ha scritto il copione dopo aver perso un caro amico e Steven Spielberg, che lo coproduce, lo ha passato a Eastwood. In mezzo il Gran Premio Torino a John Boorman (per l'occasione si potrà rivedere Un tranquillo weekend di paura), oltre duecento titoli, 30 anteprime mondiali, 24 internazionali, 9 europee. 16 in competizione per la giuria capitanata da Marco Bellocchio, altri sparsi tra Festa Mobile, Onde, Figli e amanti, omaggi. Retrospettive: la magnifica personale su John Huston , a cura di Emanuela Martini. Un solo italiano (ma nella sezione Italiana oltre dieci titoli) in concorso: il direttore Gianni Amelio ha puntato su Henry di Alessandro Piva, ambientato in una Roma dark, con gang, droga e corruzione, e un bel cast: Carolina Crescentini, Michele Riondino, Dino Abbrescia. Da segnalare, sempre in competizione, Portrait of the Fighter As a Young Man, esordio alla regia del rumeno Constantin Popescu; Four Lions, “commedia” sul terrorismo diretta dallo scrittore televisivo Chris Morris; i Vampires del belga Vincent Lannoo. E fuori competizione: il drammatico Neds (ovvero: non educated delinquent) scritto e diretto dal Leone d'Oro Peter Mullan, 127 Hours di Danny Boyle con James Franco, ispirato a una storia vera, (pare che oltreoceano abbia provocato svenimenti in sala), L'ultimo esorcismo di Daniel Stamm, mockumentary che parla di un cialtrone che si fa beffe dei creduloni, con un ribaltamento di scena finale. Ancora: l'Autobiografia di Nicolae Ceausescu, straordinario documentario di montaggio di Andrei Ujica, che chiude la trilogia sul comunismo iniziata nel ‘92 con Videogrammes d'une devolution. Tre ore di film (uscirà in sala distribuito da Cinecittà Luce), estrapolate da mille di materiale d'archivio.