Siamo arrivati alla fine. Dopo Smetto quando voglio (2013) e Smetto quando voglio – Masterclass (2016), siamo arrivati a Smetto quando voglio – Ad honorem, il terzo capitolo della trilogia diretta da Sydney Sibilia. Pietro Zinni (Edoardo Leo) è in carcere e con lui tutta la banda dei ricercatori, ma la minaccia incombe: Walter Mercurio (Luigi Lo Cascio) progetta un attentato col gas nervino, e solo le migliori menti in circolazione possono fermarlo…

Dal 30 novembre al cinema su 350 schermi con 01 Distribution, si conclude la saga: “Sei anni di impegno, un pezzo di vita, ora c’è tanta nostalgia”, dice Sibilia. “Mi ricordo quando un ragazzo di Salerno (Sibilia, NdR) venne da me con una sceneggiatura, ed eccoci qua, a concludere questo progetto inestimabile dal punto di vista umano”, gli fa eco Leo, mentre Stefano Fresi aggiunge: “E’ durato come un liceo, spero continueremo a vedere film e magiare pizza insieme. Smetto quando voglio mi ha cambiato la vita, dal punto di vista professionale e non, gli devo tanto”.

New entry Peppe Barra, gloria del teatro: “Per me il cinema è un’avventura”, Sibilia scherza: “Oggi quando un ricercatore rischia di essere mandato via, si rivolge a me. Scherzi a parte, la situazione dei ricercatori non è cambiata. Qui ho lavorato su tre persone: un bianco (Leo), un nero (Lo Cascio) e un grigio (Neri Marcorè), che partendo da origini comuni prendono direzioni diverse”.

Del suo Mercurio Lo Cascio dice: “Non punto sulla cattiveria, ma sul suo progetto delirante, che pure lascia intravedere una stoffa morale”, il regista ne sottolinea “l’umanizzazione, sul modello del geometra Claboni” di fantozziana memoria. E conclude: “Dopo la forza di una banda, il mio prossimo film verterà su un singolo. E ai ragazzi – scherza – dico: non fate una trilogia, è un’operazione che leva la salute”.