"Era un momento difficile della mia vita. Poi è arrivato questo film, ed è stato come una terapia". Lo ha detto in conferenza stampa al Lido Shia LaBeouf a proposito di Man Down, il film in gara in Orizzonti che segna la seconda collaborazione con il regista Dito Montiel dopo Guida per riconoscere i tuoi santi (2006).

LaBeouf interpreta un ex marine, Gabriel Drummer, che ha combattuto in Afghanistan ed è tornato a casa con il disturbo da stress post-traumatico che lo ha allontanato dalla moglie (Kate Mara) e dal figlio: "Non l'ho mai visto come un war-movie - sostiene LaBeouf - ma come una sorta di Kramer contro Kramer. Mi ha ispirato molto la figura di mio padre, che era un militare, e il rapporto che ho avuto e non avuto con lui".

Non è difficile trovare ulteriori risonanze autobiografiche nella "depressione" che affligge il personaggio: "Questo film è uno dei più difficili che abbia mai fatto - dice l'attore - e la parte più complicata è stato quando Gabriel deve allontanare da sè la tentazione del suicidio".

LaBeouf che ha da poco girato un film con Andrea Arnold (American Honey), sostiene di essere cambiato rispetto a qualche tempo fa (l'ultima volta è stato arrestato nel 2014 per resistenza a pubblico ufficiale, ndr): "Credo di essermi calmato. Il lavoro mi aiuta ad esprimermi ma non è la sola cosa che conta. Cerco sempre d'instaurare delle amicizie sul set. Amo lavorare con gli amici".

E Dito Montiel è sicuramente tra questi: "Erano anni che cercavamo di fare nuovamente qualcosa insieme. Credo che Shia sia l'attore più bravo al mondo. Sono molto soddisfatto del contributo che ha dato a questo film."