“Si parte dal cinema americano degli anni Settanta, da registi come Alan J. Pakula, Sydney Pollack, a cui devo tantissimo. Sento di essere in debito con loro, perché sono stati un po’ la mia fonte di ispirazione. Ho cercato di realizzare un thriller, un’opera di intrattenimento, con un tocco kafkiano. Il Rapporto richiamato dal titolo è pubblicato online, tutti lo possono leggere”, spiega Scott Z. Burns, regista di The Report.

Scott Z. Burns e Daniel J. Jones a Roma - Foto Rocco Giurato

È presente anche DanieI J. Jones, il vero ex investigatore che indagò sulle torture della CIA dopo l’11 settembre: “Ogni persona nel mondo doveva sapere quello che era accaduto. Per questo abbiamo scritto 6700 pagine, di cui ne sono state pubblicate solo 525. Dovevamo smascherare le bugie della CIA, che aveva raccontato che i suoi metodi d’interrogatorio estremi funzionavano. Non era vero, e dai documenti emerge che anche su bin Laden non erano stati sinceri”.

ll film è una preapertura della quattordicesima edizione della Festa del Cinema di Roma. Sarà nelle sale italiane per tre giorni (18 – 19 – 20 novembre) e poi dal 29 sarà disponibile su Amazon Prime Video.

Adam Driver in The Report
Adam Driver in The Report
Adam Driver in The Report
Adam Driver in The Report

The Report narra la vicenda di Daniel J. Jones. Sei anni in un bunker ad analizzare, rileggere, rielaborare. Il Senato lo aveva incaricato di far luce sul Programma di Detenzione e Interrogatorio dell’Agenzia. Waterboarding, mancanza di sonno, violenze, umiliazioni… I prigionieri erano costretti anche a confessare una realtà che non era mai esistita.

A interpretare Jones è Adam Driver. “È stato fantastico a calarsi subito nella parte. Prestava il volto a un dipendente dello Stato, quindi doveva mantenere un comportamento consono. Se ci fate caso infatti gesticola pochissimo, le braccia le tiene quasi sempre lungo i fianchi. La frustrazione passa attraverso le espressioni del viso e il tono della voce. Poi è stato tutto molto veloce, abbiamo girato in soli ventisei giorni”, dichiara Z. Burns.

In The Report non si fa riferimento alla vita privata di Jones. “Quando abbiamo iniziato a sviluppare il progetto, anche la HBO mi ha fatto delle domande su questo aspetto. Ma non volevo inserire queste sequenze perché erano cose già viste, di cui sono pieni altri film. Comunque quelle scene le ho scritte, e sono sul mio computer. Poi abbiamo scelto di non metterle. L’obiettivo era trasmettere allo spettatore una sensazione di isolamento, con un ritmo serrato, per non togliere forza al film”, dice Z. Burns.

E anche Jones sembra essere d’accordo con lui: “Gli sono molto grato per aver rispettato la mia intimità. Solo all’inizio si ammicca a un legame sentimentale. L’elemento più rilevante è il Rapporto, doveva essere al centro, perché senza forse queste pratiche negli Stati Uniti ci sarebbero ancora. Era importante inseguire la verità”. E Z. Burns aggiunge: “Dopo è stato approvato l’emendamento McCain, che impedisce l’utilizzo della tortura da parte dei servizi segreti. Un grande risultato”.