"La fiamma sul ghiaccio è il genere di film che mi piacerebbe fare in Italia, ma che nessuno ha mai avuto il coraggio di propormi". Un Raoul Bova come non lo si è mai visto prima al cinema è il protagonista del nuovo film diretto e sceneggiato da Umberto Marino e in uscita nelle sale italiane il 10 marzo, distribuito dalla stessa casa di produzione, la Albatros. Il divo interpreta, con grande credibilità, un ruolo che ricorda per molti versi film come Rain Man e Forrest Gump: quello di un uomo affetto dal morbo di Asperger, una particolare forma di autismo (ne è affetto anche il protagonista del bestseller Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte) caratterizzata dalla straordinaria capacità, in chi ne è affetto, di compiere a mente anche i calcoli più difficili, ma dall'assoluta difficoltà a relazionarsi sentimentalmente agli altri. Ispirato a un fatto di cronaca realmente accaduto e interpretato anche da Donatella Finocchiaro, La fiamma sul ghiaccio racconta la storia d'amore tra Fabrizio (Bova) e Caterina (Finocchiaro), una giovane senzatetto con problemi psicologici che s'innamora perdutamente di lui e fa di tutto pur di conquistarne il cuore. "E' il tipo di ruolo che ogni attore sogna di fare prima o poi nella vita" dice Bova che chiarisce: "Non ho mai pensato di imitare Dustin Hoffman o Tom Hanks, ma poi ho pensato che in fondo guardare il loro lavoro avrebbe potuto aiutarmi. In realtà per prepararmi alla parte ho frequentato un ragazzo affetto dalla stessa sindrome del mio personaggio. E' stato a lungo sul set con noi, insieme allo psicologo che lo segue, e alla fine gli abbiamo anche fatto fare una piccolissima parte nel film. Questo personaggio lo dedico a lui". L'attore parla anche di una svolta nella sua carriera, "la proposta di fare questo film è arrivata in un momento in cui ero pieno di dubbi sulle mie capacità di misurarmi con ruoli più impegnativi e nel quale ero alla costante ricerca di conferme". Non è stato facile calarsi nei panni di Fabrizio: "Il personaggio mi è rimasto addosso per molto tempo anche dopo la fine delle riprese e sul set non riuscivo mai a distaccarmene completamente, neanche nei momenti di pausa. Mi ha aiutato molto Marino che a tutta la troupe aveva imposto il silenzio più assoluto ogni volta che entravo in scena io" racconta ancora Bova, costretto ad indossare scarpe e abiti di due taglie più piccole della sua per assumere la postura curva di Fabrizio. L'attore è rientrato due giorni fa in Italia dopo aver terminato a Los Angeles le riprese della serie tv What About Brian. Dell'esperienza Usa ricorda la "grande organizzazione, ma la poca anima" che contraddistingue i set hollywoodiani. "L'Italia è la mia casa  - dice - ed è qui che torno ogni volta, il fatto di lavorare anche in America non significa che io non sia più interessato a lavorare qui, al contrario, da italiano la cosa più bella è raccontare le storie che ci riguardano da vicino. Ma adesso vorrei poter continuare sulla strada intrapresa con La fiamma sul ghiaccio. Per la prima volta mi sono sentito totalmente libero di essere questo personaggio ed è stata la sensazione più bella mai provata da quando faccio questo mestiere".