Fuori dalle corde: una pellicola ispirata dalle visioni di Fight Club e Toro scatenato, girata a Trieste con frequenti sconfinamenti in Croazia, per la firma di uno svizzero ticinese. Detto così, il primo film "italiano" al concorso internazionale del festival di Locarno mostra tinte tricolori assai sfumate. Eppure nel lungometraggio d'esordio del luganese Fulvio Bernasconi, classe 1969, hanno creduto - accanto alla svizzera Ventura Film - un paio di autorevoli produttori italiani, la romana Bianca Film e la bolognese Itc Movie a cui si è aggiunto il sostegno di Rai Cinema e quello del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Premesse di rilievo per il progetto indubbiamente ambizioso di Bernasconi, desideroso di "raccontare il viaggio all'inferno di un giovane pugile, facendolo passare attraverso la violenza più diretta e gli eccessi più folli", spiega il cineasta. In Fuori dalle corde, infatti, il promettente boxeur Michele "Mike" Lo Russo (Michele Venitucci) entra nel giro dei combattimenti clandestini croati per aiutare economicamente la sorella Anna (Maya Sansa), in gravi difficoltà. "Nel mostrare l'estremizzazione del dolore fisico - continua il regista ticinese - non c'è l'interesse a compiacere un effetto estetizzante sulla violenza, bensì solo a metterla in scena per quello che realmente è in quegli ambienti dell'Est europeo". Appassionato di boxe, Bernasconi considera i pugili "gli ultimi eroi, i più nobili, quelli che mantengono ancora la purezza dello sguardo". In una frase, il motto dell'intero film risuona dentro e fuori dal ring come un tormentone: "Tu devi pensare solo a combattere e a vincere"; ma questo non basta a trasformare il purtroppo modesto lavoro in un moderno Rocky.