Impegno e sperimentazione a dimensione d'uomo, con un occhio alle aree disagiate e ai nuovi linguaggi. E' la ricetta del "Nuovo Cinema" che il festival di Pesaro torna a proporre per la sua 43a edizione, che si concluderà il 2 luglio. Ad appassionare e tenere banco, fra bagni al mare e videoinstallazioni all'aperto, è stato oggi il work in progress di Operation Filmaker: documentario cresciuto in corsa e contro le stesse intenzioni della regista. Nato infatti come testimonianza sull'esperienza europea di Muthana Mohamed, ragazzo irakeno reclutato da Liev Schreiber per il suo ultimo film, si è poi trasformato in dolente metafora dell'approccio americano alla guerra in Medioriente: "Il mio paese - ha spiegato la regista Nina Davenport - ha invaso l'Iraq, convinto di fare un servizio alla popolazione e di essere quindi accolto a braccia aperte. La stessa aspettativa che aveva Schreiber, invitando Muthana in Europa. La sua risposta problematica a questa esperienza, mi ha invece aperto gli occhi, trasformando questo film, in assai più personale di quanto mai avrei potuto pensare". Sempre di stranieri, ma da una prospettiva completamente opposta, si parla anche nel goliardico Little Kings di Marylou Tibaldo-Bongiorno. Quelli della sua storia parlano un italiano maccheronico, fanno sfoggio della loro virilità, ma sono mammoni e del tutto succubi alla famiglia, di cui gestiscono l'impresa di costruzioni. Deridendo luoghi comuni e cliché con cui veniamo spesso identificati all'estero, il film strizza l'occhio e alleggerisce l'impegno che invece ribadisce il gruppo dei Centoautori. Presente ogni giorno con un suo spazio sul daily di Filmakers Magazine, la cordata di Bertolucci e compagni ha oggi ribadito il suo appello con gli sceneggiatori Rulli e Petraglia: "Il movimento dei Centoautori è forse il primo tentativo, da molto tempo a questa parte, di fare cinema in questo modo, dando forma a una riflessione comune sulle storie possibili e sulle leggi necessarie per garantire il diritto del pubblico italiano a film diversi fra loro per contenuti e forme". Come ribadisce il gradimento del giovane pubblico, l'identità della Mostra passa però anche per ritmi rilassati e innovativi spazi di aggregazione. Sempre affollatissime, le proiezioni serali in Piazza del Popolo stanno registrando il tutto esaurito: marcia in più, nella calura estiva, il refrigerio che offre la fontana, in cui gli spettatori immergono i piedi durante le proiezioni. Poi tutti al dopofestival curato da Antonio Pizzuto: videoarte all'aperto, fra una chiacchiera e un bicchiere, nei suggestivi spazi dell'antico palazzo Gradari. I nottambuli proseguono poi per "piazza del Pomodoro", ritrovo dell'ultima ora per chi volesse tirar l'alba al mare o nelle piscine dei tanti alberghi, che accolgono ospiti e stampa. Fra i primi posti della top-ten, nei discorsi dei giovani intervenuti al festival, lo sperimentalissimo Arrebato, film maledetto del basco Ivàn Zulueta. Alla ribalta nel passato come disegnatore delle locandine per Almodovar, il regista si è da allora condannato all'isolamento e all'autoreclusione, proprio come il protagonista della sua applaudita testimonianza, datata 1979. Sabato la premiazione della sezione "Concorso Pesaro Nuovo Cinema".