“Gli autori mescolano fatti realmente avvenuti ad altri, originali, con un poderoso lavoro di documentazione dietro” spiega Stefano Accorsi, ideatore della serie che, da 1992, è arrivata alla sua terza e ultima stagione, 1994, in uscita su Sky dal 4 prossimo ottobre. Questa la cifra stilistica di questo ibrido, tra l’House of Cards e l’intrigo di corte storico, non importa se da storia recente: 25 anni fa, il cambiamento radicale della politica con la conflittuale ascesa di Silvio Berlusconi.

Leonardo Notte il personaggio, di finzione, di Stefano Accorsi, uno che “pur gravemente ferito, non può rinunciare alla sua vita”, argomenta l’attore. E aggiunge: “Va avanti, verso i suoi obiettivi. Anche al potere, la natura delle persone non cambia, anzi, si amplifica”.

Una dinamica chiave, questa, che coinvolge anche Veronica Castello, la soubrette che arriva in Parlamento, col volto di Miriam Leone: “Nel suo caso, l’abito fa il monaco: Veronica cerca di affermarsi in un mondo maschile che la guarda con diffidenza, la mortifica. Si veste come loro, cerca di assorbirne gli strumenti del mestiere”. Ma intanto, dentro di sé “vive un conflitto tra cinismo spregiudicato e purezza maledetta”.

Foto Antonello & Montesi © Sky Wildside 2019

C’è anche Guido Caprino, tra chi interpreta personaggi immaginari, il suo è Pietro Bosco, Lega Nord, ma, rivela l’attore, “Il ruolo politico è l’ultima cosa a cui pensi quando sei sul set”. Ricordiamo che Caprino ha interpretato anche il Presidente del Consiglio nella serie Sky Il Miracolo. Cos’è che conta di più, quindi? “La natura viscerale di ogni personaggio, che resta sempre coerente”.

Considerando che anche Accorsi, in The Young Pope, ha interpretato un Primo Ministro di fiction, il triangolo si chiude con Paolo Pierobon, che interpreta però il volto reale e ben noto di Berlusconi: “È un ruolo in cui è molto facile entrare e da cui è difficile uscire” commenta l’attore, senza nemmeno menzionare le ore di trucco fondamentali per la sua mimesi: senza, si stenta a riconoscerlo, sul set la somiglianza è forte. “È stato un viaggio bellissimo, ho cercato di sognare Berlusconi più che interpretarlo, per darne una versione diversa”.

Questa stagione, poi, presenta novità strutturali e registiche, a partire dalla direzione condivisa tra la new entry Claudio Noce e Giuseppe Gagliardi (già regista solitario di 1992 e 1993). Quest’ultimo, a proposito, dichiara: “La cosa bella di 1994 è che cambia tutto, dallo stile del racconto al tono, ma resta la coerenza dei personaggi. Ogni episodio è una storia a sé”.

Anche gli autori confermano le grandi novità: “Si compie un percorso cominciato nel 2011”, esordisce Ludovica Rampoldi, “e per quest’ultimo capitolo abbiamo colto l’invito a osare di più di Sky e Wildside”. Stefano Sardo aggiunge che “la terza stagione era la più succosa sin dal concept iniziale. Abbiamo pregustato a lungo l’incrocio e l’apice di tutti i personaggi, tanto che è stato difficile selezionare cosa raccontare”. E conclude Alessandro Fabbri: “È una serie che vive di domande, non risposte. Non vogliamo esprimerci sul presente, bensì riflettere su un triennio che ha segnato l’Italia, questo sì, fin nel presente”.

Entrano nel merito della questione politica e storica, delicata quanto affrontata con consapevolezza, la produzione e la distribuzione. Lorenzo Mieli, responsabile Wildside, testimonia come si volesse raccontare “una rivoluzione mancata, dopo la fine del ciclo Berlusconiano. Abbiamo voluto intrattenere, senza ricorrere alla saggistica, anche perché la storia si ripete”. E Sky cosa ne pensa? Parola a Nicola Maccanico: “Parlare di quegli anni ha un grande valore, per la cesura fondamentale che hanno rappresentato, per i cambiamenti innescati tra i poteri dello stato. La differenza tra Italia, Germania e Francia, per esempio, sta anche lì, in eventi come questi che solo l’Italia ha vissuto”.