“Voglio fare subito un ringraziamento e una precisazione. Il primo è per l’atto di coraggio che rappresenta questo film, che deve tutto alla costanza e alla grinta di Marina Marzotto, al suo primo film in assoluto come produttrice; la seconda è che il nome che vedete di Pasquale Tiberi nel ruolo del caposezione MSI è quello di Guido Bulla, che è anche tra gli sceneggiatori del film. Bulla non è più tra noi ed io penso di poter dire che abbiamo perso un nome importante per il nostro cinema”.

Così David Grieco ha aperto la conferenza stampa di presentazione del film La macchinazione, il suo nuovo lavoro che trae direttamente spunto da una rilettura degli ultimi giorni di vita di Pier Paolo Pasolini. All’incontro partecipano, oltre al regista, Massimo Ranieri, che è un Pasolini di inquieta aderenza; Libero De Rienzo, Antonio Pinna, tra i ragazzi di vita all’idroscalo; Alessandro Sardelli, per la prima volta sullo schermo nel ruolo centrale di Pino Pelosi; e poi Matteo Taranto (Sergio), Luca Bonfiglio e Marco D’Andrea (i due fratelli Borsellino); Roberto Citran nel ruolo del misterioso Giorgio Steimetz; e la presenza di Milena Vukotic, una sensibile Susanna Colussi Pasolini, mamma del poeta.

“Film corale – aggiunge David Grieco - che mette un campo tanti fatti, tante ipotesi, tante cose successe e altre mai accadute. Ma è il bello della libertà narrativa di un regista. Mi chiedete se mi aspetto che arrivi qualche denuncia? A dire il vero ci spero, sarebbe la benvenuta per aiutare a fare chiarezza su troppi punti ancora oscuri. Quando Pasolini e Steimetz si incontrano, io invento i dialoghi. I due in realtà non si sono mai parlati ma tra loro corrono suggestioni che sfiorano forse la verità”.

Massimo Ranieri mette in evidenza la novità principale del copione: “Tutti i film finora trattavano solo della omosessualità di Pasolini. Questo cercava di evitarlo per correre alter strade e io ho detto a Grieco che avevo paura di misurarmi con un personaggio così forte e fino all’ultimo ho provato qualche brivido. Ho avuto la paura psicosomatica del personaggio.” Alla domanda come mai il film non è andato a qualche festival, Grieco risponde: “A qualche festival estero lo avevamo inviato. Ma poi ho pensato che questo film doveva uscire prima in  Italia. E aveva bisogno di tempo. All’estero l’omosessualità di Pasolini non è un problema. Da noi ci sono difficoltà, e ancora oggi la sua figura suscita reazioni violente. Comunque faremo altri tentativi.” Il processo a Pelosi –ribadisce Grieco - è il concentrato di tutte le fandonie possibili. Ci sono poche cose vere e noi faremo di tutto per fare riaprire il caso”.

In sede di regia, Grieco risponde a chi lo accusa di uno stile eccessivamente sovraesposto: “Ho fatto un film volutamente anni ’70. Sul set era come se fossi a girare nel dicembre 1975. Ho fatto un film di pancia. Non ho fatto un film ‘figo’ perché sarebbe stato un insulto per Pasolini. Inoltre i Pink Floyd, che amo particolarmente, sono stati gentilissimi nel concedermi la musica a buon prezzo. Posso dire che gli attori, da Ranieri a tutti quelli utilizzati anche esordienti, rappresentano nel film i miei effetti speciali. Alla fine ho cercato di rovesciare il mito Pasolini nelle due facce positive e negative.” Distribuito da Microcinema, il film è in sala dal 24 marzo in 120 copie.