(Cinematografo.it/Adnkronos) - "Non penso che questo film celebri le glorie del terrorismo ambientale. Anzi. Esplora cosa significhi essere radicali ed ideologici. Detto questo c'è un radicalismo del mutamento dell'ambiente naturale che è molto più grande dell'azione di questi ragazzi. Pensate all'abbattimento della foresta pluviale. Ma è un radicalismo accettato perche' molti ci fanno soldi" . La regista statunitense Kelly Reichardt parla così di Night Moves, il film che porta in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia e che racconta la storia di tre ambientalisti radicali dello stato dell'Oregon che si uniscono per mettere in atto la più grande 'protesta' della loro vita: far esplodere una diga idroelettrica, in quanto simbolo di quell'industria culturale divoratrice di energie e di risorse che tanto detestano. I tre mettono insieme in maniera rudimentale e un po' ingenua l'esplosivo necessario.
E a chi chiede alla regista se non abbia paura che in Usa il film venga criticato come fosse un 'manuale per terroristi', la Reichardt risponde: "No. Anche perche' come sappiamo di manuali ben più accurati è pieno il web. Nel nostro film viene fuori tutta la natura di dilettanti dei tre protagonisti", interpretati da un applaudito Jesse Eisenberg, da Dakota Fanning e da Peter Sarsgaard.
"Il mio è un personaggio un po' intimista, non si esprime molto -dice Eisenberg- seppelisce tutto dentro di se'. Ed è proprio per questo che la sua rabbia trattenuta è destinata poi a scoppiare in modo molto più estremo che se la esprimesse un po' alla volta. Ma mi ha attirato molto anche la sua posizione etica, è molto interessante ma molto distante da me: lui fa una cosa distruttiva ma si sente nel giusto perché ritiene di far parte di una guerra più grande in cui l'esplosione è un danno collaterale necessario. Io non sono così radicale ne' così ideologico. Io vivo a New York e il mio rapporto con le questioni ambientali e fare la raccolta differenziata".
Sulla stessa lunghezza d'onda Dakota Fanning: "Anche io non sapevo molto di queste realtà bio, nemmeno dal punto di vista dell'alimentaziione. Mi ci sono avvicinata preparando e girando il film". Come in tutte le altre pellicola della Reichardt è fortissimo anche in questo film il senso del luogo. Il paesaggio è uno dei protagonisti, tanto più che qui si tratta di quell'Oregon pieno di foreste, coltivazioni biologiche e fattorie che vivono in autosufficenza. "Lavorare con Jon Raymond (cosceneggiatore di tutti i film della Reichardt, ndr.) ha molto a ha fare con il senso del luogo e con l'ambiguità dell'animo umano. Lui vive da una vita in Oregon e voleva raccontare la sensibilità ambientale di chi vive lì. Per me la sfida era rendere in modo molto chiaro l'ambiguità insita in certe scelte radicali".