La violenza dell'uomo sull'uomo non ha confini. Dilagava e dilaga. Bastano solo certe date per evocarla nel tempo. L'11 settembre, fra le altre, resta infisso nella memoria collettiva per due casi estremi, l'attentato alle Twin Towers nel 2001 e il colpo di stato in Cile che portò al potere Pinochet 28 anni prima. Questa congiunzione di eventi è alla base dello spettacolo teatrale La Casa degli Spiriti, all'Orologio di Roma, tratto dal romanzo di Isabel Allende che attraverso la saga di una famiglia cilena racconta nascere dello stato di cose in cui il golpe trovò terreno fertile. Ma la memoria, se riporta a conflitti ideologici su cui si è detto molto, riceve qui l'apporto di un ulteriore riferimento al presente più sanguinoso. Lo spettacolo è nato dall'iniziativa del Teatro Arabo-Ebraico di Jaffa, che opera a Tel Aviv, cioè a ridosso dell'inferno di un conflitto ancora senza fine. Una zona franca questa istituzione, dove l'incontro fra arabi, israeliani e cristiani rientra nella quotidianità. A dirigerla sono l'israeliano Igal Ezraty e l'arabo Adib Johashan. Per l'occasione hanno unito ai loro attori, che parlano la nostra lingua, alcuni colleghi italiani, affidando a Claudia Della Seta la regia, oltre all'adattamento del romanzo insieme a Nili Agassi e con la supervisione del drammaturgo Daniel Horowitz. Genesi assai travagliata: nei quattro mesi di prove spesso gli attori si assentavano per il coinvolgimento nella lotta armata. E tuttavia la messinscena trasmette un senso di riconciliazione, pur non dimenticando le efferatezze del passato. La rappresentazione riesce a coniugare ricordi e riflessioni con un andamento romanzesco in cui gli interpreti vivono realisticamente la storia emblematica della Allende. Un realismo esteso agli spettatori che nell'intervallo consumano il pasto effettivamente approntato durante l'azione teatrale nella bella scena-cucina di Uri Onn. Repliche fino a domenica 26.