“Per me Bresson è stata una vera e propria rivoluzione”. Così il regista giapponese Hirokazu Kore’eda alla masterclass "Il cinema per osservare, immaginare e cercare i ricordi" che ha tenuto questa mattina allo spazio Feds nell’ambito della 79esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, prima di ricevere il Premio Bresson, un premio della Fondazione Ente dello Spettacolo con il Patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura e del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede.

Proprio a Venezia, il grande maestro esordì con il suo primo lungometraggio dal titolo Maborosi, nel lontano 1995, e poi ancora vi tornò nel 2019 per presentare Le verità, il suo primo film francese, non girato nella sua lingua madre, interpretato da Catherine Denevue e Juliette Binoche.

La sua carriera nel cinema inizia come documentarista, dopo la laurea all’università di Waseda nel 1987. “Mi volevo dedicare alla scrittura già nel mio periodo scolastico, accanto alla mia università c’era anche un cinema e da lì si è ancora più implementata la mia passione per quest’ambito”, racconta il regista. E poi: “All’inizio mi sono dedicato al mondo del documentario perché non credevo di essere in grado di gestire un cast come quelli per i film di fiction. Inoltre con la videocamera si poteva realizzare qualcosa senza usare materiali troppo dispendiosi”.

Tanti i suoi riferimenti cinematografici a cominciare da Robert Bresson. “Bresson mi ha fornito alcune regole fondamentali del cinema e mi ha fortemente influenzato in particolare lui mi ha insegnato a raccontare il silenzio nel momento in cui c’è stata l’invenzione del sonoro nel cinema. Conoscevo il cinema attraverso il cinema di grandi registi come Hitchcock o Kurosawa. Sono anche rimasto folgorato da La strada di Fellini, mi ha colpito perché si vedeva che lui amava il suo personaggio di Gelsomina interpretato da Giulietta Masina. E poi mi sono appassionato a tutti i film di Fellini e in seguito anche alla Nouvelle Vague”.

Centrale nel suo cinema il tema dei legami personali e di quelli familiari in particolare. Oltre che ai temi della memoria e del lutto. Nel suo cinema tanti bambini, donne e anche anziani.

“I bambini non sono difficili da riprendere al contrario quelli difficili sono gli adulti- dice-. Certo è vero che per dirigere i bambini è necessario più tempo perché è necessario che si adattino al posto e devono provare empatia”.

E poi ricorda una delle sue grandi attrici, la popolarissima Kiki Kirin, scomparsa lo scorso anno e molto presente nei suoi lungometraggi di maggior successo, tra cui Shoplifters, vincitore della Palma d’oro al Festival di Cannes nel 2018. “Dopo la sua morte ho sentito di volerle dedicare a lei un libro”, dice infine Kore’eda che tra l’altro è anche un grande lettore.

Il suo ultimo film, presentato allo scorso festival di Cannes, ovvero Le buone stelle - Broker, uscirà nelle nostre sale il 13 ottobre (preceduto da alcune anteprime a partire dal 21 settembre) distribuito da Lucky Red e Koch Media.