“Spaziamo sempre tra i generi. L'horror lo amavamo già, ma questa storia la volevamo fare da tempo”. Così Marco Manetti, uno dei Manetti Bros, noti al pubblico televisivo per la serie L'ispettore Coliandro, parla della scelta di produrre e dirigere un horror tutto italiano in 3D, Paura, nelle sale da venerdì 15 in 220 copie per Dania Film, Vision Progect e Pepito Produzioni. “Da spettatori - prosegue l'altro bros, Antonio - abbiamo sempre amato le storie che toccano il lato oscuro e, da scrittori o registi, le nostre escono sempre un po' oscure”. Paura 3D infatti racconta una storia come tante. Tre ragazzi della periferia romana (Domenico Diele, Lorenzo Pedrotti, Claudio Di Biagio) si ritrovano tra le mani le chiavi della lussuosa villa del marchese Lanzi (Peppe Servillo), ricco collezionista d'auto d'epoca e cliente dell'officina dove lavora uno dei tre. In sua assenza, decidono di passare il fine settimana nella bella casa con piscina, ma non sanno cosa li aspetta in cantina. Una trama semplice e tradizionale per un film che ha tutti gli ingredienti del genere e rimanda sia ai padri italiani che alle atmosfere giapponesi: “La prima scena - dice Antonio - è l'inizio di Suspiria di Dario Argento. Odiamo le citazioni, cerchiamo solo di recuperare dai grandi maestri il modo in cui si dà un emozione”. E poi, dice Marco, “Argento è il più grande regista dell'angoscia nella storia del cinema”.
Ma non c'è solo suspence, Paura 3D racconta diverse stratificazioni della fragilità mentale che coinvolge tutti i personaggi. “Abbiamo approfondito - spiegano i Manetti - la vicenda della ragazza austriaca Natascha Kampusch, rapita e segregata per otto anni. Noi l'abbiamo messa in scena in modo molto più spettacolare”. Dall'autobiografia della Kampusch è stato ispirato anche Peppe Servillo : “per me è stata una sfida. Ho letto il libro e ho cercato di mettere il mio Landi in relazione alla storia di questa ragazza che mi ha affascinato e messo in difficoltà”.
I tre giovani attori invece si sono divertiti e l'hanno presa come un gioco perché “nei film horror - dice il popolare youtuber Claudio Di Biagio - i personaggi sono stupidi e cadono nei tranelli più idioti”. Tutt'altra esperienza quella di Francesca Cuttica (L'arrivo di Wang), che scherza, “mi fa piacere che qualcuno si sia divertito. All'inizio pensavo di non esserne capace, mi mancava il coraggio. Poi ho affrontato le mie paure e ho imparato a non farmi coinvolgere. A fine giornata sai che fai un horror, ti fai una risata e vai a casa”.
Per creare questo mondo “a metà tra l'incubo e la favola” i Manetti non hanno chiesto consulenze a psicanalisti o professionisti, l'ispirazione è venuta da una canzone, “Endless nauseous days” delle Gallhammer, gruppo dark metal giapponese. “Ce la siamo messa a loop - racconta Marco - mentre scrivevamo”. Ed è diventata parte della colonna sonora firmata da Pivio: “Ho utilizzato la musica che i tre protagonisti ascoltano. Il rap di Danno, Colle der Fomento e Chef Ragoo nella prima parte parla della realtà urbana. Nella parte più oscura c'è il metal con gruppi italiani e stranieri come i Delta SS o I Sadist, genovesi”.
A chi fa l'ipotesi di un sequel i Bros rispondo che “per cazzeggio” hanno già pensato ad una nuova storia da Paura, ma per adesso stanno lavorando ad una commedia poliziesca e sono in trattative per un remake americano di L'arrivo di Wang: “Il mercato estero apprezza molto il nostro cinema”.