“Un film per smuovere le coscienze, non solo comico. La condanna è per tutti, ma sono partito dalla morbosità degli spettatori: oggi seguiamo i fatti di cronaca nera come se fossero fiction o sport”. J’accuse firmato Maccio Capatonda (al secolo Marcello Macchia), che dal 2 marzo porta in sala la sua opera seconda Omicidio all’italiana, prodotta da Lotus e Medusa che distribuisce su 400 schermi.

Nel film, interpretato anche dal sodale Herbert Ballerina, Gigio Morra, Roberta Mattei, Ivo Avido, Fabrizio Biggio e Sabrina Ferilli, uno strano omicidio sconvolge la routine di Acitrullo, paesino di 16 anime nell’entroterra abruzzese: il sindaco Piero Peluria (Maccio) cerca disperatamente di far uscire il borgo dall’anonimato, e forse il famigerato programma tv “Chi l’acciso?” condotto da Donatella Spruzzone (Ferilli) fa al caso suo…

“Ho tratto ispirazione soprattutto dall’Isola del Giglio, poi da Avetrana e Cogne, dove ho anche scritto gran parte del film: metto alla berlina il turismo sui luoghi teatro di efferati omicidi”, dice Capatonda, che sottolinea come il personaggio della Spruzzone sia “una sintesi della criminologa Roberta Bruzzone e di Barbara D’Urso” e tra gli altri riferimenti cita i programmi Quarto grado e Linea gialla.

Dalle forze dell’ordine ai magistrati, passando per i giornalisti, Omicidio all’italiana non salva nessuno, eccetto “la poliziotta Gianna Pertinente (Roberta Mattei) e il sindaco Peluria, un eroe”.

Sull’epilogo di Omicidio all’italiana, Capatonda rivendica per i suoi personaggi “la scelta di non essere famosi, di non cercare una notorietà morbosa. Oggi siamo invasi da nozioni e info che potremmo tranquillamente ignorare”.