"Sono nato e cresciuto insieme al cinema italiano, e solo oggi m'accorgo di quanto sia stato importante il mio contributo": con questa parole Enrico Lucherini ha salutato il Primo Piano sull'Autore di Assisi, la kermesse organizzata da Franco Mariotti che proprio alla figura del famoso press-agent è dedicata quest'anno. "Il mio successo - continua Lucherini - ha diversi ingredienti essenziali: fra tutti la passione per le sceneggiature, l'amicizia che mi lega ad attori, registi e produttori e aver fatto dell'arte della bugia il mio cavallo di battaglia". Da Anita Ekberg a Monica Bellucci, le vittime delle famose "lucherinate" - trovate pubblicitarie che vengono sapientemente organizzate per promuovere l'uscita di un film - non si contano: una formula sempre diversa e infallibile. Il suo ultimo capolavoro? Baaria: "Siamo riusciti a fare un lancio esemplare anche grazie all'importanza del film e soprattutto del regista, la vera star. Seguendo fin dall'inizio quella che é stata la più grande produzione italiana mai realizzata, siamo riusciti a creare il caso Baaria facendo diventare questo titolo, che all'inizio nessuno sapeva pronunciare, un classico e un must per stampa e pubblico. Il festival di Venezia, di Toronto e la designazione a partecipare all'Oscar hanno contribuito a focalizzare l'attenzione già alta. L'attacco della associazione animalista e la polemica del dialetto non hanno fatto altro che alimentare la curiosità sul film. Ovviamente il merito non è solo nostro, ma condiviso con l'incredibile lancio realizzato dalla Medusa film e soprattutto con bellezza e la spettacolarità della pellicola di Tornatore". Tra gli agenti è "talmente rinomato da potersi permettere di essere semplicemente Enrico Lucherini, senza aver bisogno di ulteriori presentazioni. Sotto di lui sono passate generazioni di divi e giornalisti, esordienti e vegliardi. Tremando, sudando, applaudendo: il demiurgo dello scoop aveva sempre un asso nella manica", lo definisce Dario E. Viganò, Presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo e direttore della Rivista del Cinematografo, "quella del press agent è una figura che prima di lui non c'era, e dopo di lui semplicemente non ci sarebbe stata".