Tradimenti, mezze bugie, colpe destinate a ricadere sui figli. E' l'inferno privato di Danis Tanovic, quello che il regista bosniaco torna a raccontare, dopo la guerra balcanica del premio Oscar No Man's Land. Il film, in sala dal prossimo 9 giugno, si intitola appunto L'enfer: dramma al femminile, interpretato dalle attrici francesi Emmanuelle Béart, Karin Viard e Marin Gillain, ricco di temi e dolorosi spunti sulla contemporaneità, come voluto dall'ideatore del progetto Krzystof Kieslowski. Secondo capitolo della trilogia su Paradiso, Inferno e Purgatorio, concepita poco prima di morire dal regista del Decalogo per altrettanti giovani autori stranieri, il film muove dalla prospettiva disincantata di un'epoca senza Dio: "La religione ha ormai più a che fare con la politica che con la spiritualità - dice Tanovic -. Invidio tutti coloro che ancora riescono a credere, ma dopo la guerra nel mio rapporto con la fede si è rotto qualcosa".

Da laico, Tanovic all'Inferno e al Paradiso guarda quindi come a dimensioni interiori: "Sono qui sulla Terra - dice - e appartengono alla vita di tutti noi. La distinzione tra l'uno e l'altro dipende da una soglia molto privata, un 'punto di rottura', di cui non sempre siamo consapevoli. Tanta gente vive in Paradiso, senza neanche saperlo. Il mio, da quando ho vissuto l'orrore della guerra, è anche soltanto quello di trascorrere le serate a giocare con mio figlio e mia moglie". Una prospettiva agli antipodi, rispetto a quella consegnata al film dalla sceneggiatura di Kieslowski e Piesiewicz: sessanta pagine appena, che Tanovic ha poi arricchito, senza però voler emulare il maestro dei Tre colori. "Non soltanto lavoro in maniera del tutto diversa, ma non mi ritengo assolutamente all'altezza. Per questo ho provato a fare un film che fosse del tutto diverso sia dai suoi, che dai miei precedenti". Il risultato è un intreccio di storie al femminile, imperniate sul destino di tre sorelle, condannate a scontare le scelte materne, in forma di esistenze disperate e prive di riferimenti.

In filigrana, a parte il dichiarato accenno alla Medea di Euripide, emerge il ritratto di una società allo sbando in cui non c'è più posto per amore e spiritualità e le colpe dei genitori sono destinate a perpetrarsi, ricadendo sui figli: "La mia unica risposta - commenta Tanovic con un paradosso - è non fornire risposte. Mi limito a raccontare una storia, senza imporre metafore e interpretazioni. Certo è che al termine delle riprese ho avuto l'impressione che la trama si snodasse come una spirale: una serie di cerchi concentrici, che procedessero ineluttabilmente verso l'inferno del titolo". Del resto, come racconta, alla piccata reazione della critica francese, indispettita per "l'oltraggioso tentativo di misurarsi con Kieslowski", hanno fatto riscontro reazioni opposte: "A conferma del fatto che si tratti di una storia universale e aperta come No Man's Land - racconta - è il fatto che abbia suscitato reazioni opposte in ciascun paese. Qualcuno è addirittura arrivato ad accusarmi di misoginia e omofobia nello stesso articolo".

Un pensiero, a parte al Neorealismo italiano che tanta parte ha avuto nella sua formazione, va infine anche a Fellini: "Mentre giravo a Parigi non ho potuto evitare di pensarlo. Abitando lì, e tornando ogni sera a casa al termine delle riprese - racconta Tanovic -, mi sono sentito un po' come lui quando lavorava a Cinecittà". Sul set dice poi di aver trovato le condizioni ideali. Nelle scelta delle attrici, in particolar modo, racconta di essersi orientato soprattutto in base al dialogo, la capacità di scambio e la sincerità del rapporto umano: "Prima ancora che grandi professioniste - conclude - Emmanuelle, Karin e Marie sono delle grandi amiche". Dopo la promozione del film, ora in uscita anche in Spagna, Grecia e tanti altri paesi europei, Tanovic si dedicherà alla sua casa di produzione parigina. Ben quattro i progetti in cantiere, che potrebbero a breve entrare in produzione. Per primo potrebbe toccare il prossimo anno a un film da girare in Bosnia, ma in preparazione sono anche un progetto ambientato in Pakistan e un adattamento a cui sta ormai lavorando da tre anni.

La proiezione di L'enfer, domani in anteprima per il pubblico al Teatro Palladium di Roma, sarà dalle 19.00 accompagnata da un convegno intitolato "L'inferno amoroso. Quando la separazione diventa tragedia". All'incontro, ispirato alle tematiche del film, Danis Tanovic parteciperà insieme alla scrittrice Melania Mazzucco, a Giancarlo Bosetti, direttore della rivista Reset che promuove l'evento, alla giornalista e critica Paola Casella e alle psicoanaliste Simona Argentieri e Muriel Drazien.