Dopo il successo de Il favoloso mondo di Amélie, torna nei cinema italiani la coppia Jean-Pierre Jeunet e Audrey Tautou, rispettivamente regista e interprete di Una lunga domenica di passioni, film che ha conquistato la Francia - dove è stato visto da oltre 6 milioni di persone totalizzando 40 milioni di euro d'incasso - e candidato a 12 Cesar, compresi quelli per il miglior film, per la miglior attrice protagonista, per la regia e per le musiche di Angelo Badalamenti. Ispirato all'omonimo romanzo di Sebastien Japrisot, Una lunga domenica di passioni racconta una storia d'amore ambientata in Francia sullo sfondo della Prima Guerra Mondiale ed è stato realizzato "senza nessuna difficoltà" e in "totale libertà" - spiega il regista, a Roma insieme alla Tautou - grazie anche ai grossi capitali stanziati dall'americana Warner Bros., che lo ha prodotto e in Italia lo distribuisce in 120 copie a partire dall'11 febbraio. "I veri problemi li ho avuti dopo - racconta Jeunet -. Alcune case di produzione francesi, tra i quali la Gaumont e la Pathé, si sono sentite minacciate da questo grosso concorrente Usa e hanno intentato una causa per impedire che venga assegnata la nazionalità francese al film". Benché l'amore sia il tema portante della pellicola, le scene più suggestive arrivano dai campi di battaglia. "Tutte le guerre sono orribili, ma la Prima Guerra Mondiale si distingue dalle altre perchè a morire furono soprattutto i soldati - continua Jeunet -. Ne perirono a migliaia nelle trincee, ma il cinema non si è mai interessato molto a questo conflitto. Per me invece è sempre stata un'ossessione, ho letto di tutto e per questo film ho fatto molte ricerche, studiando le foto dell'epoca e ricercando tra i documenti d'archivio. Ho tentato di mettermi nei panni delle vittime e di ricostruire l'aspetto più disumano delle condizioni di vita dei militari nelle trincee". Il risultato è un film (ben due ore e dodici minuti) crudo e poetico al tempo stesso, estremamente curato nei particolari, con scenografie sontuose e una fotografia impeccabile. "Ho volutamente cercato di dare allo spettatore l'impressione di osservare delle cartoline d'epoca, affinché le immagini rimanessero impresse". Nonostante l'estremo realismo di molte scene, Jeunet resta, tuttvia, fedele alla propria filosofia cinematografica: "Il cinema non può essere solo una trasposizione di quello che vediamo fuori dalla finestra, tanto varrebbe fare un documentario. La fantasia serve a combattere la noia". Quanto al rapporto con Audrey Tautou è la stessa attrice a spiegare "che dai tempi di Amélie non è cambiato niente: la nostra è un'intesa semplice e perfetta, ci basta uno sguardo per comunicare". Diverso invece è stato il modo di rapportarsi al personaggio: "Quello di Mathilde (questo il nome della protagonista di Una lunga domenica di passioni, n.d.r.) è un ruolo più doloroso e ciò m'imponeva di essere meno leggera e buffa di com'era Amélie". Bocca cucita invece su Il codice Da Vinci, film che interpreterà diretta da Ron Howard al fianco di Tom Hanks. "E' presto per parlarne, ne avremo tempo se il progetto andrà in porto".