Un monumento al Boss, un monumento alla sua America profonda, back in the days. E' The Promise: The Making of Darkness on the Edge of Town di Thom Zimny, in concorso nella sezione Extra a cura di Mario Sesti. Se non bastasse, a Roma è arrivato anche lui, Bruce Springsteen, riempiendo – finalmente – l'Auditorium, nonostante il maltempo.
Ben accolto in patria, il rock-doc rievoca la realizzazione del celebre album Darkness on the Edge of Town. Reduce dal successo di Born to Run, Springsteen – siamo nel '77 – apriva subito il cantiere sonoro ed esistenziale di un progetto radicalmente diverso: scommise su “o tutto o niente”, ricorda nel film, in un'epoca in cui se non esordivi con due lp in un anno finivi a far la meteora.
Compiendo una giravolta stilistica destinata a un grande futuro, lavorando e costringendo la sua E Street Band a lavorare 24 ore su 24, cercando a ogni costo un sound live in studio (infinite le peripezie, anche al missaggio), il 27enne Boss riempirà il suo quaderno con i testi di più di 60 canzoni in poche settimane, provando decine di versioni diverse di ciascun pezzo, modulando toni e ritmi all'ennesima potenza per trovare tra chitarre e armonica l'uomo qualunque, che – come il padre che in fabbrica ci lasciò l'udito - si sveglia al suono della sirena, lavora fino a sera e va a letto con la schiena rotta (Factory), vive nell'angoscia di un presente no future di sudore e sacrificio (Badlands), trova l'unica possibile ancora di salvezza nell'amore di una ragazza (Prove It All Night).
“Sul palco io e il pubblico creiamo quel che prima non c'era: è magia”, che Darkness on the Edge of Town impresse indelebilmente sugli occhi e, soprattutto, negli orecchi dei suoi numerosi fan. Era, appunto, un album promessa, di quell'attaccamento alle origini, all'uomo che non può chiedere mai, nonostante Promise non fini nell'Lp definitivo, perché, rammenta il Boss, “mi era troppo vicina”.
Vicina a quei suoi 27 anni in maglietta o torso nudo, flanella e stracci per le foto di copertina in un sacchetto della spesa, 27 anni tutti casa e chiesa, ovvero studio: The Promise lo fotografa come – crediamo – è, ovvero niente glamour, niente sex, drug ma solo rock, prove, riprove e incisioni. E mentre ricostruisce il suo monumento, restaura pure quello dell'America: l'America di Bruce. Perché “cercavo di realizzare un disco onesto, come reazione alla mia fortuna. La domanda era: come onoriamo i nostri genitori, la nostra gente?”, il colore – dice Landau – “quello nero del caffé”, l'approccio “messianico: allora ero un ossessivo e possessivo, i ragazzi scommettevano ogni giorno sui miei capricci”.
Con testimonianze di Bruce e dei membri della E Street Band, Jon Landau e Steven Van Zandt a inframmezzare i materiali di repertorio di quella estenuante sessione creativa, The Promise: The Darkness On The Edge Of Town uscirà il 16 novembre, contenuto nel cofanetto omonimo di tre cd e tre dvd che offre, oltre alla versione rimasterizzata dell'album del ‘78, diverse ore di materiale live e 21 brani inediti, tra cui Ain't Good Enough For You, Racing In the Street e Because The Night, poi regalata a Patti Smith.