“All’età di cinquantasei anni non ho più paura, anzi mi sento sempre più libera e leggera. Quando invecchi è questo il vantaggio. La chirurgia estetica va contro quest’idea. È solo una menzogna”. Parola di Valeria Bruni Tedeschi alla conferenza stampa di presentazione de Gli amori di Anaïs, in sala da domani (28 aprile) con Officine UBU, film di cui è protagonista al fianco di Anaïs Demoustier e Denis Podalydès.

L’opera prima di Charline Bourgeois-Tacquet (attrice ne L’Avenir Le cose che verranno) è una commedia piena di umorismo e leggerezza che racconta una storia d’amore e d’attrazione fisica. “E di attrazione intellettuale”, come sottolinea la stessa Valeria Bruni Tedeschi, qui nei panni di Emilie, un’affascinante scrittrice che vive con il marito Daniel (Podalydès) e che cattura l’attenzione della giovane trentenne senza lavoro Anaïs (Demoustier).

“Quando scelgo un ruolo è perché il regista mi convince- dice Valeria Bruni Tedeschi-. Ci deve essere alchimia. Nel caso di Charline Bourgeois-Tacquet mi piaceva molto la sua musica (le musiche sono di Nicola Piovani, che per il film è stato premiato al France Odeon per la miglior colonna sonora, ndr), mi faceva pensare a Rohmer e poi mi ha proposto un personaggio davvero nuovo”.

L’attrice italiana naturalizzata francese torna poi sul tema dell’età e racconta: “Se non mi guardo allo specchio mi sento ancora una ragazzina di vent’anni, anche se mi ci guardo sempre meno”.

Gli amori di Anaïs esce ora nelle nostre sale dopo essere stato presentato con successo alla 60esima Semaine de la Critique a Cannes. E proprio al prossimo festival di Cannes Valeria Bruni Tedeschi presenterà in concorso il suo Les Amandiers, di cui è regista e nel quale racconta i suoi anni a Parigi alla scuola di teatro di Patrick Chereau: “Mi sento sicuramente più attrice che regista. Les Amandiers è un film francese con una piccola partecipazione italiana. C’è sempre qualcosa dell’Italia nei miei film e sono fiera che comunque sia considerato un film italiano. Parlo di Chereau, che per me è stato come un padre nel lavoro. Mi ha formata insegnandomi a lavorare molto. Era uno che chiedeva sempre di più. Nel film ho cercato di non farne un Dio, ma ho parlato anche dei suoi aspetti negativi”.