E' stato paragonato a Casablanca e ritenuto un omaggio che James Ivory ha voluto fare al classico di Michael Curtiz, ma qualsiasi accostamento tra quest'ultimo film e La contessa bianca "non è assolutamente intenzionale" assicura il regista americano. Il film esce il 10 febbraio nelle sale distribuito dalla Medusa e per l'occasione Ivory è arrivato a Roma, accompagnato dalla protagonista Natasha Richardson e da Vanessa Redgrave (figlia e mamma nella vita reale), e domani incontrerà il pubblico della Casa del Cinema per una "lezione". Prodotto dallo scomparso Ismail Merchant, storico socio del regista, e interpretato anche da Ralph Fiennes, La contessa bianca è ambientato a Shanghai tra il 1936 e il 1937 e racconta la storia d'amore tra Sofia, una nobildonna russa costretta a fuggire dal suo paese dopo la rivoluzione bolscevica, e Jackson, un ex diplomatico americano cieco che gestisce uno dei nightclub più eleganti e alla moda della città. "Ho visto Casablanca quando avevo 15 anni e da allora non l'ho mai più rivisto - spiega il regista - se il film di Curtiz ha avuto qualche influenza su questo film, sarà stato attraverso lo sceneggiatore, Kazuo Ishiguro". A 13 anni di distanza da Quel che resta del giorno, Ivory è tornato a ispirarsi a un romanzo dello scrittore giapponese Ishiguro, Quando eravamo orfani, e a lui ha anche affidato la stesura dello script. "Quello che mi affascina degli eroi che ritrae nei suoi libri è che si tratta quasi sempre di personaggi repressi, mezzi matti, ma soprattutto ossessionati". In La contessa bianca il protagonista "è ossessionato dalla ricerca della perfezione perchè possiede un profondo senso estetico", spiega ancora il regista. A fare da sfondo alla love story di Sofia e Jackson è la Seconda Guerra Mondiale e la vicenda non a caso è stata ambientata nel periodo che precede l'invasione giapponese della Cina. "Questo conflitto ha avuto una parte importante nella mia infanzia - racconta Ivory - soprattutto quello che è successo nel Pacifico". Di quegli anni "ricordo che molta gente fece finta di non capire subito cosa stava per accadere - gli fa eco la Redgrave in un perfetto italiano -. Una di queste persone fu mia madre, non voleva pensare alla guerra e al fatto che presto si sarebbe dovuta separare da mio padre". L'attrice- che nel film interpreta l'anziana zia di Sofia e sul set era affiancata anche dalla sorella Lynn Redgrave - ha poi paragonato la condizione della protagonista e della sua famiglia a quella dei profughi contemporanei ("quanti dottori, professionisti, ex principesse ci sono tra loro e noi non lo sappiamo") e ha ricordato le vittime dei conflitti nell'ex Jugoslavia, in Cecenia e in Kossovo: "Tante donne come Sofia hanno perso tutto in guerra, casa, marito, figli. Credo che questo film sia molto vicino alla realtà contemporanea". Sono tante anche quelle "costrette, come Sofia, a lavorare in locali malfamati e a prostituirsi" aggiunge la Richardson, che ha poi parlato della possibilità avuta di recitare assieme alla madre: "Per me è stato un privilegio lavorare con la più grande attrice del mondo, all'inizio temevo che mi avrebbe intimorito, invece vederla recitare mi ha commosso profondamente". Poi ha rivolto un ringraziamento particolare ad Ivory: "Non è facile per una donna trovare ruoli così belli".