Prende ufficialmente il via, tra qualche ora, la 63. edizione del Festival di Cannes, con l'apertura fuori Concorso affidata al kolossal Robin Hood, diretto da Ridley Scott (assente al festival per i postumi di un'operazione al ginocchio) e interpretato da Russell Crowe e Cate Blanchett. Dalla foresta di Sherwood e l'Inghilterra di ambientazione medioevale all'attuale contesto mondiale, il passo è meno lungo di quanto possa sembrare: "Oggigiorno Robin Hood lo vedrei bene a controbattere le malefatte dei tanti che continuano ad arricchirsi illegalmente o, magari, di chi controlla e manipola qualsiasi mezzo d'informazione", dice l'attore australiano, neozelandese di nascita, sulla Croisette in duplice veste di attore/produttore di quello che, a tutti gli effetti, potrebbe essere considerato un "prequel" che anticipa le note gesta del leggendario arciere di re Riccardo I Cuor di Leone. "Il film si chiude proprio nel momento in cui, di fatto, prende il via la storia già raccontata altre volte - dice ancora Russell Crowe - e non escludo la possibilità che in futuro partiremo proprio da lì per realizzarne un sequel: a due condizioni, però, che in regia ci sia sempre Ridley Scott e che vengano previste scene di sesso tra me e Cate Blanchett (Lady Marion nel film, ndr), cosa che in Robin Hood non era presente".
Spazio poi alla presentazione ufficiale della giuria internazionale chiamata a giudicare i 19 (almeno per il momento) film in Concorso: "Prima che giudici vorremmo essere spettatori - dice il presidente Tim Burton - e per una volta riscoprire il gusto di entrare in sala senza sapere nulla, o quasi, di ogni film che stiamo per vedere". Insieme a lui, gli italiani Giovanna Mezzogiorno e Alberto Barbera, i registi Shekhar Kapur e Victor Erice, gli attori Benicio Del Toro e Kate Beckinsale, il compositore Alexandre Desplat. Lo scrittore Emmanuel Carrere, non presente alla conferenza, arriverà in tempo utile per le prime proiezioni dei film in Concorso, Chongqing Blues di Wang Xiaoshuai e Tournée dell'attore/regista Mathieu Amalric, mentre il regista Jafar Panahi, invitato in giuria dal Festival, è ancora in prigioneinsieme ad altri cineasti iraniani invisi al regime: "La libertà di espressione dovrebbe essere salvaguardata ovunque e ognuno dovrebbe essere libero di esprimere le proprie idee senza la minaccia della censura o, peggio, del carcere", dice ancora Burton, in qualche modo categorico anche per quello che riguarda il futuro del cinema: "Il 3D non sarà l'unica via - conclude il regista di Alice in Wonderland - e lo dimostra il fatto che, ancora oggi, matite e colori sopravvivono di fronte all'avvento e alla conferma di tutte le nuove tecnologie".