“Era importante per me esplorare la condizione femminile della metà del 19° secolo perché penso sia all'origine di quella odierna”. Tommy Lee Jones chiarisce ogni dubbio: nonostante il titolo, The Homesman (dal romanzo di di Glendon Swarthout), in gara a Cannes, è un western femminista. L'attore, alla sua seconda prova in regia dopo il folgorante Le tre sepolture (un altro western che sulla Croisette portò a casa la Palma per il miglior attore - lo stesso Jones - e quella per la miglior sceneggiatura), interpreta George Briggs, un uomo salvato dall'impiccagione da una pioniera timorata di Dio, Mary Bee Cuddy (l'ottima Hilary Swank). La donna da lui vuole in cambio però una cosa: che la aiuti a trasportare tre donne malate di mente dal Nebraska all'Iowa. Un cammino che si rivelerà un'Odissea ricca di insidie e pericoli, ma che forse insegnerà loro qualcosa.
Ricco il cast: oltre a Hilary Swank, ci sono Miranda Otto, John Lithgow, James Spader e Meryl Streep (che non è venuta a Cannes).
"Perché faccio sempre western? Perché il west fa parte della storia del mio paese, quindi anche della mia". E sul peso specifico assegnato alle donne è anche più netto: "Le donne erano trattate come oggetti allora e talvolta ancora oggi. Questo film è una forma di risarcimento per quello che le donne hanno fatto per questo paese". E Hilary Swank, che incarna l'eroina del film aggiunge: "E' stato scioccante apprendere quanto fossero dure le loro vite e quanto fossero coraggiose. Non solo per ragioni culturali e di sottomissione agli uomini, ma perché dovevano mandare avanti una casa, una terra scontrandosi con avversità naturali impensabili oggi. Ringrazio Tommy Lee per avermi dato l'opportunità di interpretarne una. Nel cinema americano i ruoli femminili veri sono sempre più rari".