Arriva nelle sale italiane uno dei documentari-caso della stagione, Shelter – Addio all’Eden di Enrico Masi, protagonista di un’eccezionale partecipazione in tre prestigiosi festival europei la scorsa primavera: il festival di Copenhagen, rassegna di livello mondiale per il genere; lo storico Cinema du Réel di Parigi; e il BFI Flare, del glorioso British Film Institute. Il film, inoltre, è stato nominato per il Doc Alliance Award presentato a Cannes quest’anno. Un ‘filotto’ più che raro per un documentario italiano, salutato da un’ottima accoglienza, per un film che proprio dell’Europa e delle sue forze più contraddittorie e vitali fa un racconto insieme realistico e profondamente visionario.

Coproduzione tra Italia e Francia, prodotto da Caucaso e Ligne 7 in collaborazione con Rai Cinema e Manufactory Productions, con il sostegno di Film Commission Emilia-Romagna e Fondazione Sardegna Film Commission il film di Enrico Masi esce nelle sale dal 13 giugno – nella versione italiana che vede la voce narrante affidata a Eva Robin’s -  distribuito da Istituto Luce Cinecittà con un tour di proiezioni-evento per raccontare la storia clamorosa di Pepsi, un’anima e un corpo in transito nell’Europa di oggi, una terra alle prese con un epocale movimento di esseri umani fuori e dentro i suoi confini, fisici e non solo fisici.

Shelter inizia il suo tour il 13 giugno dall’Apollo 11 e dal Cinema Nuovo Aquila a Roma; a Firenze dal 13, a Torino dal 20, a Milano per il MIX Festival il 23. E altre date si stanno aggiungendo in un calendario che porterà il film per l’Italia fino a settembre.

IL FILM

Shelter è la storia di Pepsi, militante transessuale nata nel Sud delle Filippine in un’isola di fede musulmana. Dal Mindanao alla giungla di Calais, Pepsi rincorre il riconoscimento di un diritto universale, vivendo l’odissea dell’accoglienza in Europa.

Pepsi è un individuo in transizione alla ricerca di un impiego stabile come badante, dopo aver lavorato per oltre 10 anni nella Libia di Gheddafi come infermiera, prima di essere costretta a seguire il flusso dei rifugiati. Ha cambiato più volte nome. Nel film non rivela il suo, e decide di non mostrare il proprio volto. Il suo racconto diventa quello di una maschera, mentre lotta per la propria identità.

Pepsi ha sostenuto il colloquio per la richiesta del diritto d’asilo a Bologna, dove ha ottenuto un primo riconoscimento. Non è riuscita a fermarsi. Ha proseguito per la Francia, oltrepassando il passo della morte sulle alture di Ventimiglia, forte della propria esperienza nelle montagne del Mindanao, isola del sud delle Filippine. Raggiunge Parigi, dove acquisisce una seconda identità e trova lavoro clandestinamente facendo massaggi; e condividendo, dopo aver esplorato foreste, montagne, la ‘giungla’ di Calais, gli spazi interstiziali con rifugiati afghani, nigeriani, sudanesi, tra le architetture severe della metropoli.

Il suo vagare ricorda l’antico mito d’Europa, secondo cui una giovane venne rapita e sedotta da Giove, nelle sembianze di un toro, portandola in un’isola del Mediterraneo da cui avrebbe dato il nome al continente.

Il film è stato prodotto fra Sardegna, Emilia, Liguria, le Alpi Marittime e Parigi.

Nel corso di tre anni, con un totale di quasi 90 ore di girato, oltre a materiale d’archivio e pellicole originali girate in 8 e 16mm, Shelter rappresenta il capitolo finale di una trilogia iniziata nel 2012, dedicata all’impatto dei ‘Mega Eventi’.

Qui i temi centrali sono l’identità, le frontiere, il paesaggio e il corpo in transizione.

Un intimo diario, nel quale il dramma personale si riflette all’interno di paesaggi naturali e suburbani, e può farsi riflesso di un dramma e una sfida collettivi.

Il nostro interesse per Pepsi si è manifestato in una piazza alla periferia di Parigi. Limpossibilità di riprendere il suo volto ci ha portato a costruire la narrazione seguendo i modi di unantica parabola o di un mito... Shelter, in qualità di film e quindi di oggetto chiuso in se stesso, a sua volta corrisponde ad un rifugio, un luogo sicuro che custodisce la storia di Pepsi, ciò che lei ha voluto raccontare a noi, ciò che è accaduto sulla sua pelle. La strada che percorre si insinua in un territorio internazionale indistinto, tra il Nord Italia, le Alpi Marittime e Parigi, attraversando confini, città, montagne e foreste, in un medioevo tecnologico che supera la divisione tra natura e urbanità. Pepsi è cresciuta in unisola del sud delle Filippine, allinterno di un movimento di combattenti dispirazione musulmana, da cui è fuggita, attraversando lAsia e lAfrica per arrivare in Europa. Il suo cammino diventa un sussulto, unemanazione del conflitto post-coloniale che si trasferisce, grazie alle sue richieste di riconoscimento identitario, nella decadenza lenta e inesorabile di un grande impero occidentale, in cui nuove culture mondiali penetrano e si assimilano  [dalle note di regia di Enrico Masi]