Silenzio, parla Rivette. Pardon, parla Rivette: silenzio. A domanda non risponde. Nell'ordine: "Com'è il suo rapporto con Sandrine Bonnaire, attrice che lei ha diretto e che quest'anno dovrà giudicare il suo film in gara?". Il maestro: "Non so cosa rispondere a questa domanda". Poi: "Prima di lei, due grandi come Chaplin e Fellini hanno raccontato il circo. Vi si è ispirato?". E lui: "Non posso rispondere a domande che hanno già la risposta nella loro formulazione". Infine: "Ci può parlare del suo rapporto con Sergio Castellitto?". La replica del regista: "Sono fatti personali". Il leit motiv della conferenza stampa di Jacques Rivette al Lido, dove ha portato in concorso Questione di punti di vista (che uscirà in Italia domani distribuito da Bolero Film), è stato un imbarazzante, ostinato silenzio. Nessuna parola sul film, nessuna concessione ai giornalisti che pure lo avevano applaudito con generosità al suo ingresso in sala. Proviamo allora a raccontarlo noi l'ultimo film dell'ottuagenario maestro francese, una variazione sul tema del circo che è anche una metafora sul rapporto tra arte e vita e un omaggio all'insieme della sua opera. Protagonisti Kate e Vittorio. La prima è una funambola che torna al circo di famiglia dopo 15 anni di assenza; il secondo un "italiano in viaggio che inciampa in un tendone e cambia la sua e la vita degli altri - lo definisce Sergio Castellitto -. Una figura ricorrente del cinema, l'uomo che non sai da dove viene né dove va. E anche un manager che incontra un circo è diventa un clown. Un personaggio di grande attualità". Dopo aver conosciuto casualmente Kate, Vittorio si inserisce nella vita della compagnia circense, sino ad entrare nello stesso spettacolo. "E' il mio secondo film con Rivette - dice Castellitto - e vorrei farne un terzo. Come attore mi sforzo sempre di mettere verità nella recitazione. Poi, ogni tanto faccio un film con questo grande maestro, e scopro che un pò di finzione nella vita ci vuole a far emergere la verità". Compagna d'avventura dell'attore italiano è Jane Birkin, alla sua terza esperienza con Rivette, "in un ruolo completamente nuovo e in un film che - conclude l'attrice - come tutti gli altri di Jacques non si chiude mai, ma si apre ad infinite possibilità. In Rivette la parola "fine" non esiste". A giudicare da quello che il maestro ha detto in conferenza stampa nemmeno tutte le altre.