“Racconto una generazione, la mia, in cui si smette di essere figli e si diventa padri, nonostante la precarietà economica, professionale e quindi emotiva”. Parola di Fabio Mollo, che il 9 marzo con Good Films porta in sala l’opera seconda Il padre d’Italia, interpretato da Luca Marinelli e Isabella Ragonese nei panni di due 30enni, Paolo solitario e dolente, Mia incinta di sei mesi e tanto esplosiva quanto problematica, che si trovano e si cambiano in un on the road da Torino a Reggio Calabria.

“Paolo si lascia contagiare e trasportare da Mia in un viaggio dove riabbraccia il tema della paternità che aveva abbandonato perché omosex”, dice Mollo, esordiente alla finzione nel 2013 con Il Sud è niente, e aggiunge come la musica – da Loredana Bertè (Il mare d’inverno e Non sono una signora) agli Smiths cantati rispettivamente da Marinelli e Ragonese – “sia il racconto di una generazione ed i questa storia d’amore super intensa”.

Se per la Ragonese Il padre d’Italia inquadra “il viaggio di due angeli custodi”, Marinelli sottolinea “una sceneggiatura piena di esplosioni emotive” e descrive Paolo e Mia quali “gemelli in paura: ognuno ha bisogno dell’altro”.

Citando Una giornata particolare di Scola e Il ladro di bambini di Amelio quali modelli, nonché Laurence Anyways di Xavier Dolan (“Sul set mi chiamavano Saverio…”), Mollo conclude: “E’ un film che sta poco sulla biologia, sulla religione e la società, ed è più una storia d’amore”.