Mancano poche ore alla consegna degli Oscar europei del cinema, in origine battezzati Felix e poi rinominati piu' avvertitamente EFA (European Film Award), dopo saggio ripensimento dei padri fondatori. Ricordati - i padri fondatori, non i Felix - da un compunto Wim Wenders, oggi presidente della decennale accademia - ricorre la 24ma edizione degli EFA - e stasera candidato a un premio nella categoria dei documentari (con Pina 3D). Una doppia veste che se a noi italiani farebbe venire maliziosi sospetti, qui provoca al massimo la contrarieta' di uno sbadiglio. In una sorniona, fredda Berlino - dove in questi giorni si decide non solo la sorte dell'economia italiana e dell'Euro, ma anche la piu' prestigiosa partita della cinematografia europea - il conflitto d'interessi e' un concetto non pervenuto. E poi, che vuoi dirgli a Pina, di cui tutti parlano un gran bene? Lo stesso Wenders ne è visibilmente fiero: "Sono molto soddisfatto, lo ammetto. E contento dell'accoglienza che il pubblico sta riservando al film ovunque. Sta andando bene anche in Italia. Ho sentito Valerio De Paolis (Amministratore della BIM, distributore italiano di Pina 3D): mi ha mandato un messaggio molto affettuoso. Siamo in corsa anche per l'Oscar, e nei prossimi giorni volerò in America per iniziare la promozione". Wenders è indubbiamente il favorito nella sua categoria, che tiene in corsa anche l'olandese Stand van de sterren di Leonard Retel Helmrich e il visionario iVivan las antipodas di Victor Kossakovsky, già apprezzato all'ultima Mostra di Venezia. Ma la gara sembra, come detto, già decisa.
Maggiore suspense promette la sfida per il miglior film dove si fornteggiano titoloni come il pluripremiato agli Oscar The King's Speech di Tom Hooper (con Colin Firth ultrafavorito tra gli interpreti maschili), In a Better World della Bier (già vincitrice lo scorso anno dell'Oscar come miglior film straniero), l'osannato The Artist di Hazanavicius (a Cannes aveva fruttato una Palma al suo protagonista, Jean Dujardin, in lizza tra gli attori), il gioiellino Le Havre di Kaurismaki (che stasera dovrebbe concedersi il red carpet, senza attenersi però al protocollo da "abito scuro con cravatta"), il solido Le Gamin au velo dei fratelli Dardenne e il controverso Melancholia di Lars von Trier, che detiene pure il primato di candidature: ben otto. E c'è chi azzarda a un clamoroso expoit di von Trier nell'imbarazzatissima Germania, un premio all'improvvido nazi-provocatore di Cannes nel paese che non ha ancora smesso di fare mea culpa per il passato a forma di svastica. Sarebbe troppo. E di fatti, nella lista presenze della cerimonia di gala il nome di Lars non compare.
Non c'è nemmeno quello di Michel Piccoli per la verità, a cui toccava di rappresentare l'Italia (Piccoli gareggia tra gli attori, grazie ad Habemus Papam di Moretti) in un'ediziona orfana o quasi di nostri connazionali (ci sarebbero in realtà Paola Bizzarri tra i produttori nominati, sempre per Habemus Papam, e I lupi di Alberto De Michele tra i corti). "Non mancavano buoni film italiani quest'anno - commenta a proposito Wenders - ma non si è avvertita forse la necessaria difesa dei vostri rappresentanti nella commissione selezionatrice delle candidature". Insomma ci siam fatti male da soli. Un concetto che - mutatis mutandis - viene ripreso anche dal rubicondo Stephen Frears (che riceverà un premio alla carriera) quando commenta le ultime traversie politiche della nostra nazione: "Vi siete liberati di Berlusconi - commenta, fumando la sua Gauloises, il regista inglese - per ritrovarvi con un governo imposto dall'Europa. Avete barattato una democrazia monca per una finta".