“Elena Ferrante? Scrive verità pericolose e attraenti, per questo ho deciso di adattarla”. Maggie Gyllenhaal esordisce alla regia con The Lost Daughter, da lei stessa sceneggiato a partire da La figlia oscura di Ferrante: in anteprima alla 78. Mostra di Venezia, corre per il Leone.

Nel cast Olivia Colman, Jessie Buckley, Dakota Johnson, Ed Harris, Peter Sarsgaard, Paul Mescal, Dagmara Dominczyk, Alba Rohrwacher, segue Leda (Colman), una insegnante inglese di letteratura italiana che in vacanza all’estero osserva ossessivamente una giovane madre (Johnson) e la figlia in spiaggia: turbata dalla complicità del loro rapporto, Leda (giovane è Buckley) è sopraffatta dai ricordi legati allo sgomento, allo smarrimento e all’intensità della propria maternità.

“Avevo letto i racconti napoletani della Ferrante anni fa – dice Gyllenhaal - e mentre leggevo, mi dicevo ‘oh mio dio, questa donna è così complicata’, salvo poi capire pienamente quel che sente. Ferrante racconta di verità segrete dell’esperienza femminile nel mondo: vorrei venissero raccontate di più. Dunque, perché non pensare a situazione in cui una donna è seduto vicino al figlio, al marito e c'è una rivelazione?”.

Nel passaggio dietro la macchina da presa, prosegue, “la cosa che ho imparato è che sono stata sempre una regista, ma semplicemente non mi sembrava di avere il titolo per ammetterlo a me stessa”. E sulle influenze: “Mike Nichols mi ha trasmesso tanto, ho trascorso un pomeriggio con lui, mi piace”.

La protagonista Colman osserva che “tutti vorrebbero essere una persona, ma sono un’altra, ed è bello rappresentarlo. Anche una persona che a volte fa cose bruttissime, come fosse sul terrazzo con in mano qualcosa di pesante: non lo butti giù, ma ci pensi. Mi ha intrigato”, mentre la Johnson dice di riconoscere “tante donne in me stessa: non è mai stata vera l’idea che la donna sia una sola cosa. A volte non mi sono sentita a mio agio con questo personaggio, altre è stato divertente”.

Sul femminile torna anche la regista: “Spesso come attrici e donne veniamo rappresentate con una versione fantasiosa noi stesse, mentre siamo talmente tante cose insieme… Mi sorprenderebbe che una madre non abbia mai pensato di sbattere la porta e lasciare i figli dietro,  per questo spero che sia un film scomodo e rassicurante insieme”. Alla Gyllenhaal vanno i complimenti speciali del marito Peter Sarsgaard, con cui ha due figli: “Il piacere di guardare mia moglie, che realizza il proprio talento. Maggie ispira le persone in modo incredibile”.

Evitando di fare di Leda “una pazza o una snob”, la regista crede che “adattare un libro assomigli al lavoro di un attore col testo: ti chiedi, quale è l’essenza?”. Nel cast anche Alba Rohrwacher, che “è entrata nel film come un fulmine” accettando una piccola parte: “E’ per il modo in cui questa regista speciale – spiega Alvba - me lo ha chiesto. ‘Sì, voglio farlo’, mi son detta, ed è la cosa più bella successami l’anno scorso”.

Conclude Gyllenhaal sulla Ferrante: “Sarei tentata di dire so chi è, ma ci ho parlato solo attraverso lettere, comunicazioni belle che custodisco gelosamente. Mi disse che il contratto sarebbe stato nullo se non fossi stata io la regista: un voto di fiducia. Ha poi letto la sceneggiatura e mi ha dato sostegno, vergando note molto belle. Ci teneva che Leda non fosse pazza, affinché potessimo sentire la similarità e il suo dolore”.