"Questo film è figlio di una riflessione, seguita al successo del mio precedente La banda: ho viaggiato molto, soprattutto per frequentare luoghi come questo, fuori dai soliti contesti abituali. La sensazione più evidente è quella di un vuoto, strano e al tempo stesso piacevole: non si fa nulla di speciale, in realtà, e questo ti permette di guardare molto. Si apre un mondo nuovo, e proprio questa è la sensazione che ho voluto continuare ad esplorare nel film". Così l'israeliano Eran Kolirin presenta The Exchange, oggi in Concorso al Lido, incentrato su un uomo, Oded (Rotem Keinan), che incomincia a (ri)osservare il mondo intorno a lui dopo aver fatto rientro a casa in un orario insolito, a mezzogiorno, un momento della giornata in cui la luce è differente, i piccoli particolari riemergono...
"Dopo La banda ho capito che dovevo misurarmi con il cinema in un altro modo, che era giusto porre un punto di domanda lungo il percorso", spiega Kolirin, che aggiunge: "Sarebbe stato troppo facile realizzare un film simile a quello, ma allo stesso tempo ingiusto nei confronti di chi, da quel momento, ha iniziato a nutrire fiducia nei miei confronti. Era doveroso per me porre dei dubbi, confrontarmi con un film che ne esaltasse il concetto, che ragionasse su quegli elementi di base che costituiscono le nostre certezze". Un film sullo sguardo, che non può non far venire alla mente Blow Up di Michelangelo Antonioni: "Non nascondo sia stato un mio punto di riferimento costante - dice il regista - ma da noi in Israele ce lo sogniamo lo stile italiano. Israele è un luogo dove lo stile non esiste, è un luogo di sopravvivenza".