“Mio padre continua a dare emozioni oggi come ieri”. Così Cristiano De André oggi alla presentazione, fuori concorso alla mostra del cinema di Venezia, del doc DeAndré#DeAndré Storia di un impiegato della regista Roberta Lena in uscita nelle sale il 25-26-27 ottobre con Nexo Digital. Un nuovo tributo a Fabrizio De André. L’omaggio musicale e personale di un figlio all’eredità politica, artistica e umana di un grande poeta, testimonianza di un rapporto d’amore profondo.

Il doc ripropone, in un tour durato due anni, il concept album Storia di un impiegato, capolavoro quanto mai attuale di De André, scritto nel 1973 con Giuseppe Bentivoglio e Nicola Piovani.

Un percorso musicale e visivo attraverso quei concerti dal vivo, immagini di lotte sociali, memorie storiche, memorie familiari e filmati inediti. Un intreccio di storie in cui aspirazioni e aneliti di libertà dell’impiegato convivono con quelli della vita personale e musicale di Cristiano in un discorso sul nostro contemporaneo.

“Mio padre era una persona molto attenta alle parole- dice Cristiano De André-. Ha dato un riassunto poetico del mondo. Ho voluto riprendere questo lavoro, Storia di un impiegato, perché ho trovato delle analogie con il presente. Stiamo di nuovo affezionandoci al potere e al sopruso e questo lavoro è una sorta di bussola che vuole predicare la fine del rancore. Sentimento che purtroppo prevale in questi anni. Non c’è più compassione e pietà soprattutto per le persone diverse e senza voce, quelle che cantava mio padre. Nella politica c’è chi sfrutta tutto questo per un proprio tornaconto personale”. E la regista: “In quest’album ci sono parole che, con la poesia e la giusta riflessione, mettono in scena un bisogno della società di rigenerarsi con le istanze che vengono dal basso. È un sunto di quel conflitto e di quell’abuso di potere che stiamo vivendo noi oggi. È un album che vuole mettere le persone insieme. Ho voluto anche dare un sottotesto di emozioni. È stato un modo per mettere insieme la poesia e la politica”.

La Sardegna, più che uno sfondo, è luogo del cuore dove emergono i ricordi del passato e le voci del presente.

“Ha scritto quell’album nella sua casa a Portobello in Sardegna- specifica la regista-. Mi piaceva entrare in un luogo segreto, la casa dove oggi vive Cristiano”. E Cristiano: “È la casa dove sono cresciuto. C’erano tanti legami. Non si era mai parlato di questa casa e volevo raccontarla”.

Infine conclude: “Mio padre è sempre stato un idealista e davvero pensava di poter cambiare il mondo. Lavorava tutta la notte come un mulo per lasciare delle parole. Voleva parlare a tutti e al mondo. Questa cosa l’ho capita solo dopo perché quando sei bambino hai bisogno di attenzioni e è stato un momento meraviglioso nel quale ci siamo ritrovati”.