Storie folli e audaci spuntano tra le pieghe di Un Certain Regard (oggi apertura con Party Girl di Marie Amachoukeli, Claire Burger e Samuel Theis). Il sofisticato Amour Fou della regista austriaca Jessica Hausner, rilettura tagliente della vita e soprattutto della morte del poeta Heinrich von Kleist e della sua compagna, Henriette Vogel. Sulla scelta del doppio suicidio come via di fuga dalla realtà, in costume con piglio ironico.
Ancor più surreale Turist dello svedese Ruben Östlund, non nuovo alla Croisette (a Cannes già due volte: Involuntary è stato nel 2008 l'ultimo contendente alla Palma d'Oro svedese e tre anni dopo Play invece era nel programma della Quinzaine des Réalizateurs). Sciatore appassionato lui stesso (ha diretto tre film sullo sci), Östlund parte da una settimana bianca. Con la microstoria di una famiglia svedese in vacanza, sulla carta perfetta, sullo schermo un po' meno e nelle ore che seguono disgregata e grottesca. In un albergo quasi spopolato, su una montagna praticamente deserta (il film è stato girato In Alto Adige sul Passo dello Stelvio, non si capisce però in quale stagione), i protagonisti precipitano in una serie di disguidi per un equivoco: una valanga che potrebbe abbattersi proprio sulla baita di montagna in cui stanno pranzando. A innescare la miccia è il padre, che spinto da istinto di sopravvivenza (egoismo?), scappa abbandonando al proprio destino la moglie e i due figli. Non succede nulla, ma il gesto vigliacco lo perseguiterà fino alla fine. Lui, la moglie e i suoi figli.
Suggestivo, misterioso, fantasioso, è l'argentino Lisandro Alonso (lui a Cannes è stato ben sei volte), interpretato dal bravo Viggo Mortensen. Con Jauja racconta di un padre e la figlia, di origini danesi, che atterrano in un deserto della Patagonia in un tempo senza tempo. Un soldatino di legno è forse la chiave di interpretazione di questa storia che gira intorno a strani incontri, tra guerra e letteratura.