Sussurri e grida. Titolo del film di Bergman del '72, ma che porta con sé anche la eco de Il grido di Antonioni del '57. Se ne sono andati insieme, l'anno scorso, Al di là delle nuvole, con un'idea di cinema così moderna da rimanere, ancora oggi, insuperabile. Un'idea che ha nella natura e nella donna immagini cardine, come ribadisce la rassegna Antonioni/Bergman - Nascita della modernità, in programma all'Accademia di Francia a Roma dal 1° al 7 ottobre.
Antonioni muove dal documentario, prima con Gente del Po, poi con Nettezza Urbana - evocativo letteralmente del suo cinema seguente - e L'amorosa menzogna: apre lo schermo al reale, per non dimenticarlo più nel successivo approdo finzionale, giornalistico e sentimentale insieme: Cronaca di un amore (1950). Natura quale aderenza alla realtà nel suo farsi e disfarsi di fronte alla camera: è questo Il posto delle fragole (1957) di Bergman, che insieme fioriscono e marciscono. Natura e cultura, e la loro metamorfosi, che è innanzitutto comprensione scientifica: il medico alla scoperta della vita, ma all'apogeo della decadenza. E pensare che per alcuni Bergman non pareva abbastanza moderno, avviluppato in retaggi naturalistici ovvero accusato di letterarietà: questioni che mutatis mutandis avrebbero coinvolto lo stesso Antonioni.
In realtà, comune a entrambi era la colpa della precocità: "Insieme ad Antonioni, verso i tardi anni '50, Bergman - dice Bernardo Bertolucci - mi sembrò aver portato il cinema in una direzione ancora inesplorata, fino ad allora territorio riservato ed esclusivo della letteratura. Quello della profondità dello spirito umano". Una profondità che è disperata talvolta, raramente sorridente, sempre inquieta.
Una profondità che è donna, per la quale sia Antonioni che Bergman sembrano costruire nuovi tagli, nuove inquadrature, una nuova grammatica cinematografica. Femminile, non femminista: di chi le donne le ama da uomo, sullo schermo e nella vita. Monica Vitti ed Enrica Fico per Antonioni, mentre Bergman si trovava a parlare e girare A proposito di tutte queste... signore. "Il mondo femminile resta per me l'enigma più grande", ha più volte confessato. E allora eccole in ordine sparso - come gli sarebbe piaciuto - Ingrid von Rosen, Malin Ek, Liv Ullman, Tabi Loretei, Bibi Andersson, ma dimenticandone più d'una - come lui non avrebbe mai fatto. Sua quinta e ultima moglie (nove i suoi figli), sposata nel 1971, persa per cancro nel '95,  Ingrid von Rosen, contessa che per lui lasciò tutto, è forse La donna di Ingmar, quella che Bergman - ha rivelato alla regista svedese Marie Nyreroed - era convinto di ritrovare dopo la morte. Predilezione - presunta - che altro non è che Identificazione di una donna, testamento a due mani (Al di là delle nuvole posteriore è a quattro con Wenders) di Michelangelo.
Moltissimo rimane da dire su di loro, comunque meno, molto meno, di quanto ci hanno lasciato. Nella definizione del semiologo Lotman, Michelangelo Antonioni e Ingmar Bergman sono stati degli eroi, in quanto travalicatori di confini: confini infra e inter artistici, per loro ultimi depositari (meta-)cinematografici della Gesamtkunstwerk. Antonioni Bergman Cinema: Art Before Cinema.