“Le persone in questo mondo sono salvate in base alla loro nazionalità”. Con questa dura e purtroppo vera affermazione il regista austriaco Wolfgang Fischer ha oggi presentato il suo film Styx, che uscirà nelle sale il 15 novembre distribuito da Cineclub Internazionale. 

Protagonista del film è una quarantenne, medico e appassionata velista, interpretata da Susanne Wolff, che parte solitaria da Gibilterra alla volta dell’isola di Ascensione, un paradiso in terra in mezzo all’Oceano Atlantico. Una donna forte che riesce ad affrontare con fermezza perfino una tempesta forza nove, ma che quando si trova davanti un battello alla deriva pieno di persone che hanno urgentemente bisogno di aiuto “non sa cosa fare perché da sola non può risolvere il problema”. E proprio l’importanza di questo punto ha voluto subito sottolineare Fischer: “Il problema della migrazione non può essere risolto da soli, ma i vari paesi devono cooperare. Da austriaco sento il peso delle politiche che il mio paese sta adottando. I populisti sostengono delle tesi troppo facili e semplicistiche quando il fenomeno dell’immigrazione è qualcosa di complesso. Penso però che purtroppo i parlamentari europei eletti dai populisti neanche vedranno questo film”.

La pellicola è un’allegoria del nostro mondo diviso dall’ambivalenza nei confronti dei migranti e tratta il tema della responsabilità collettiva e individuale del soccorso per chi è profugo e si trova in pericolo di vita.

“Volevo fare un film su noi stessi: chi siamo, come viviamo il mondo attuale e come vogliamo vivere nel futuro. Ho costruito un personaggio che da medico aveva l’obbligo del giuramento d’Ippocrate. Una persona che è capace di mettere in salvo vite umane e che si trova di fronte a un dilemma perché qualsiasi scelta compierà potrebbe sia salvare le persone che al contrario provocare altri morti. All’inizio del film c’è un incidente stradale e il ferito viene subito tratto in salvo, circondato da macchine e soccorsi, esempio perfetto dell’Occidente capitalista, efficiente e garantito. Volevo far vedere la differenza: lì in due secondi arrivano gli aiuti, in mare è molto più difficile”, spiega il regista che ha scritto la sceneggiatura insieme a Ika Kunzel ben nove anni fa.

“Nel frattempo non solo non è cambiato nulla, ma la situazione è anche peggiorata”, prosegue Fischer che ha intitolato il film Styx ossia Stige come il mitologico fiume degli inferi, che ha girato quasi tutto il film in mezzo al mare “senza effetti speciali, anche la tempesta è vera” e che ha scelto come interpreti tutte persone che realmente nella vita sono medici, militari o rifugiati. Tra questi il coprotagonista del film Gedion Oduor Weseka: “Viene da una baraccopoli di Nairobi. Ha frequentato una scuola di recitazione gestita da una ong. Ora è sotto contratto per due film hollywoodiani”.

Infine il portavoce di Amnesty International Italia Riccardo Noury conclude: “Styx affronta il tema di come si può gestire il fenomeno della migrazione. Le ricerche e il soccorso in mare sono ostacolate, ma questo film dà speranza perché ci fa capire che anche una singola persona può cambiare in qualche modo la situazione. Per questo motivo ci siamo legati a questo film”.

Styx sarà proiettato domani in anteprima alle 18 al cinema Savoy di Roma nell’ambito del Med Film Festival, ha aperto la sezione “Panorama” alla Berlinale 2018 dove ha vinto il premio della Giuria Ecumenica e il Label di Europa Cinemas ed è uno dei tre finalisti al Premio Lux del parlamento europeo (il vincitore sarà annunciato il 14 novembre a Strasburgo): “Far vivere questa esperienza emotiva al Parlamento Europeo che prende le decisioni su questo argomento per me è già un premio”, ha commentato il regista.