Vinceremo! Verrebbe da dire pensando al bel film di Marco Bellocchio sulla figura del Duce. Ritratto animalesco, giocato sulla messa in scena continua, tra documenti dell'epoca e il cinema: onnipresente, onirico, salvifico, grottesco. Altro che crisi: i nomi accanto a Bellocchio fanno sperare in un'edizione coi fiocchi e gli scandali presunti (Park Chan-wook con l'horror Bak-Jwi, L'anticristo di Lars von Trier e l'erotico Spring Fever di Lou Ye) daranno di che parlare, nonostante l'assenza degli americani. La giuria è un altro punto a favore del festival francese, che da anni non teme rivali, per la presidente Isabelle Huppert (era dal 2001 con Liv Ullman che non c'era una donna al timone) e un gruppo eterogeneo e interessante: Asia Argento, il turco Nuri Bilge Ceylan, il coreano Lee Chang-Dong, James Gray, lo scrittore Kureishi, le attrici Shu Qi e Robin Wright Penn.

IL PASSATO OSCURO
Più oscuro di così non potrebbe essere. Fascismo e Bellocchio a parte, il terribile Quentin Tarantino promette lacrime e orrore a volontà con Inglourious Basterds (Brad Pitt, Samuel L. Jackson e Diane Kruger), protagonisti un gruppo di soldati ebreo-americani in missione nella Francia occupata dai nazisti. Obiettivo: uccidere il maggior numero di tedeschi, (marchiandoli a sangue con le svastiche). Il crudele e raffinato Michael Haneke ambienta Das weisse band (The White Ribbon) nella Germania del 1913, la scomparsa di due bambini sarà foriera di ben altre tragedie.
Oscuro è un eufemismo per Lars von Trier che ha in concorso Antichrist, una storia tra horror e porno. Una coppia (Willem Dafoe e Charlotte Gainsbourg) perde il figlio in modo tragico (mentre fanno l'amore il bambino precipita dalla finestra). Lui è uno psichiatra, lei non riesce a superare il dolore, per curarla decide di portarla nella loro casetta sperduta in montagna (chiamata "Eden"). Mentre cercano di capire che cosa sia successo a entrambi, incominciano a pensare che la natura del mondo, e dell'uomo, sia malvagia. Il loro rapporto precipiterà sempre di più nel buio con un finale estremo e catartico.

L'ETERNO RITORNO
Pedro Almodóvar è ostinato e molto affezionato a Cannes. Ogni volta torna al festival con la speranza di portare a casa la Palma d'Oro, scippatagli dai Dardenne nel '99 con Rosetta (Tutto su mia madre vinse per la regia) e nel 2006 da Ken Loach (ma Volver prese la migliore sceneggiatura e il riconoscimento all'intero cast femminile). C'è sempre qualcosa che rimane in sospeso nel suo cinema, insieme al desiderio di scavare e tornare alle origini: Los abrazos rotos, interpretato da Penélope Cruz, non fa eccezione. Al centro della storia c'è un regista (Lluis Homar) il cui "Chicas y maletas", è un omaggio evidente alle prime produzioni di Almodóvar.

FUORICLASSE
Tra i 20 film in concorso ci sono anche l'87enne Alain Resnais (Les herbes folles), Ken Loach con Looking for Eric (protagonista anche il calciatore Cantona), Tsai Ming-liang, Jane Campion, Ang Lee e il coreano Park Chan-Wook. Dopo I don't Want to Sleep Alone, il taiwanese Tsai che ama tanto il cinema europeo ha girato Visages proprio al Louvre, con la bella Laetitia Casta vestita da Salomé, mentre Ang Lee, sperimentatore di generi e storie diverse, riparte dal concerto di Woodstock. Jane Campion racconta (Bright Star) l'amore tra il poeta John Keats (Ben Whishaw) e Fanny Brawne, finito con la morte precocissima di Keats, a 25 anni.