Cannes omaggia Bertolucci. Un omaggio dovuto e sentito, ma non banale: anziché proporre il restauro del suo film il festival ha scelto, tra i documentari sul cinema, il film con cui Mario Sesti mostra al mondo l’ultima intervista del maestro nell’ambito di una serie I mestieri del cinema, che partirà da novembre su Sky Arte, di cui questo primo episodio sarà proiettato da Biografilm Festival.

Un’intervista (intitolata No End Travelling) che mostra Bertolucci in un momento di ritrovata serenità dopo un difficile momento fisico e prima dell’improvvisa scomparsa: “Ho avuto la fortuna - ci dice Sesti - di trovare un uomo molto disponibile, generoso nel raccontarsi e molto curioso verso il cinema e l’audiovisivo contemporaneo. È sempre stato all’opposto di Fellini e Ferreri che si vantavano di non andare mai al cinema, lui era prima di tutto un cinefilo”.

E in questa intervista, preceduta da un’altra risalente ai tempi di The Dreamers, il regista racconta la sua storia artistica, i suoi percorsi, gli aneddoti che ne descrivono la vitale personalità e lo sconfinato amore per il cinema che, come dice il titolo, era un modo per non smettere di viaggiare mai.

“La cosa che più è stata importante è stato rivedere l’intervista dopo la sua morte, perché mi ha fatto percepire una serie di cose su di lui che non avevo colto subito, soprattutto la ieratica tenerezza che lo contraddistingueva negli ultimi tempi, quel suo modo di affrontare la fragilità del suo corpo e della vita che è sempre stato fondamentale nei suoi film: penso che molte delle sue sequenze più belle abbiano a che fare col trapasso, con l’agonia”.

L’energia di Bertolucci però non viene mai in discussione, anzi, No End Travelling la mostra grazie alla voglia di parlare di sé, dei suoi film, dei suoi rapporti con i colleghi e con le maestranze, le cui creatività riuscivano a imprimersi sulla pellicola più della luce, come disse lo stesso Bertolucci.

Secondo Sesti, le interviste e i documentari sono per lui un modo di fare critica, e se è vero che il critico è colui che ama fare classifiche, qual è il film di Bertolucci che il critico Sesti predilige?

“Sicuramente Il conformista: ha mostrato a tutti che si potevano fare film molto personali e molto spettacolari insieme e ha reso quel modo di raccontare gli anni ’20 e ’30 uno standard. Ma rivisti poi con la distanza degli anni, anche i suoi film più recenti come The Dreamers mi sono sembrati più belli, più compatti, non così lontani dai classici”.