Un gruppo rock si rincontra e deve fare i conti con il passato. Sono i Boys ed è anche il titolo del film d’apertura della sessantasettesima edizione del Taormina Film Festival, che uscirà nelle sale il primo luglio distribuito da Adler Entertainment. A raccontarci questi quattro amici (Joe, Carlo, Bobo e Giacomo interpretati da Marco Paolini, Giovanni Storti, Giorgio Tirabassi e Neri Marcorè) legati dalla musica è Davide Ferrario.

“Un film molto al maschile, ma pensato da una donna, che ha scritto la sceneggiatura: Cristiana Mainardi”, dice il regista. Al centro c’è un’amicizia tra uomini di sessant’anni che hanno avuto un successo fulmineo negli anni Settanta. Ma la vera protagonista di questo film è ovviamente la musica, anzi sono le musiche di Mauro Pagani. “L’istinto mi ha portato a frugare nei bauli musicali dei primi anni della mia carriera – racconta il compositore -. Ho ritrovato pezzi che avevo scritto allora e che per misteriosi motivi non avevo più riascoltato: brani pieni di energia, di voglia di vivere che raccontano quanto fosse importante battersi per ogni cosa che ci stesse a cuore. Ho deciso che era arrivato il momento di condividerli e così li ho resi l’asse portante della colonna sonora. Il bello è stato che mi sono reso conto che il ricordo di quegli anni effervescenti, ebbri di ottimismo, ma anche di contraddizioni, continua a brillare di luce propria, e continua a inebriarmi. In fondo basta poco, basta continuare a crederci, provarci”.

“Abbiamo avuto la fortuna di incontrarci con il grande maestro Mauro Pagani, che ci ha fatto ascoltare dei pezzi incompiuti. Li teneva da parte da decenni. Non ho scelto Pagani è lui che ha scelto me”, specifica il regista. E sugli anni Settanta: “Per chi li ha vissuti sono stati indimenticabili, ma non devono diventare un monumento. Per noi il valore di quegli anni sta nel fatto che eravamo giovani e avevamo tante possibilità. Qui abbiamo cercato di puntare sulla spontaneità dei personaggi. È una storia di amicizia che si basa sulla quotidianità e sul condividere delle cose. Sono una banda di cazzoni. Hanno avuto l’entusiasmo di un gruppo di liceali, come quelli che si mettono insieme a schitarrare per la prima volta e fanno un casino”.

Un cast affiatato ed eterogeneo composto da Giorgio Tirabassi (“C’è molto di me in questo personaggio. Dopo due giorni eravamo già diventati un gruppo e una compagnia teatrae. Questo è un film musicale che mescola diversi registri: amaro, ironico, nostalgico”), Marco Paolini (“I musicisti sono degli alieni”), Giovanni Storti (“Io ho studiato molto a lungo Ringo Star. Ho letto la sua biografia e analizzato i suoi movimenti. Non ho il carattere né il fisico del rocker. Ho puntato più sull’essere un giullare”) e Neri Marcorè (“Non sono a Taormina e mi dispiace moltissimo”). Tutti uomini, ma anche una donna interpretata da Isabel Russinova (“Nel mio personaggio c’è un grande senso della libertà”).

Nel film c’è la musica anni Settanta, ma c’è anche la trap con JD interpretato da Luca De Stasio. “Non dobbiamo commettere l’errore che hanno fatto i nostri nonni che erano abituati solo al liscio- risponde il regista-. Oggi si fa più fatica a trovare perché la musica è sempre più legata al suo potere commerciale e meno alla qualità pura e alla creatività. Ma ci sono tanti musicisti bravi. Anche la trap, come tutti i generi, c’è quella brutta e c’è quella bella. Noi dobbiamo imparare ad ascoltare di più e a scegliere. Non bisogna avere pregiudizi. Anzi, vorrei sottolineare che JD è un trapper vero, che fa trap bella, ma nel film gli abbiamo chiesto di fare trap brutta”.

Infine conclude: “Oggi sognare sembra essere una debolezza. Talvolta è doloroso, ma tiene vivo il mondo. Beati gli uomini che sanno ancora sognare. Questa è una storia di uomini che sanno ancora sognare. I sogni ci tengono vivi”.