Il 1º dicembre 1955, a Montgomery in Alabama, la sarta Rosa Parks tornava a casa in autobus. Non trovando altri posti liberi, occupò il primo sedile collocato dietro all'area riservata ai passeggeri bianchi: un settore accessibile sia ai bianchi che ai neri, ma dove i secondi avevano l'obbligo di cedere il posto ai primi qualora non vi fossero altri posti riservati ai bianchi disponibili.

Dopo tre fermate, l'autista James F. Blake le chiese di alzarsi: un passeggero bianco era salito dopo di lei, perciò doveva spostarsi in fondo all'autobus. Rosa Sparks si rifiutò di lasciare il suo posto. Il conducente fermò l'autobus e chiamò due agenti di polizia. Rosa Parks fu arrestata e incarcerata per condotta impropria e per aver violato le norme cittadine.

Così, sessantacinque anni fa, Rosa Sparks cambiò la storia dei diritti civili.

E da allora anche il cinema è cambiato. Per capire come il grande schermo, nel corso di oltre mezzo secolo, si è confrontato con il razzismo di ieri e quello di oggi, riproponiamo due interventi direttamente dai nostri archivi.

Il primo è firmato da Claudio G. Fava, che nell'agosto del 1968 prese parte a un'ampia inchiesta della Rivista del Cinematografa intitolata proprio a Cinema e razzismo. Una lunga riflessione critica che parte dagli effetti del black power e tocca anche "altri razzismi".

Il secondo, pubblicato nel settembre 2018, è di Roberto Minervini, regista italiano che narra dall'interno l'America più profonda. Come in Che cosa fare quando il mondo è in fiamme, na riflessione sul razzismo e insieme il ritratto intimo di una comunità segnata dalle brutali uccisioni di giovani africani da parte della polizia. Una lettura attualissima, nell'anno segnato dalla morte violenta di George Floyd.


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Che fare quando il mondo è in fiamme?

Mai come negli ultimi dieci anni gli autori afroamericani hanno offerto uno sguardo diverso sulle storie, spaziando dal film civile al period drama sulle lotte per i diritti fino alla commedia horror e al cinecomic Marvel. Sono stati gli anni di Jordan Peele, Ryan Coogler, Barry Jenkins, Ava DuVernay, ma anche quello in cui Spike Lee - che di tutti loro è il maestro, il punto di riferimento, la coscienza critica - ha vinto l'Oscar alla carriera.

Gli anni delle contestazioni per le nomination di soli attori bianchi e quelli delle vittorie di 12 anni schiavo e Moonlight, del successo mondiale di Black Panther e dell'ascesa di Viola Davis, Michael B. Jordan, Mahershala Ali, Lupita Nyong'o, il compianto Chadwick Boseman.

Ed ecco i film per entrare nel cuore del black power.

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