"Non è un ritorno alla mia terra perché non me ne sono mai andato. Ho mantenuto un legame molto forte con le mie origini".

Così Riccardo Scamarcio alla presentazione del film, girato nella sua Puglia, dal titolo L'ultimo paradiso, su Netflix dal 5 febbraio, che lo vede non solo protagonista , ma anche nella doppia veste di sceneggiatore e produttore ("ho il vantaggio di aver fatto tanti film e di conoscere bene i set dall'interno").

Una storia passionale di amore e anarchia che si svolge in un piccolo paesino pugliese, precisamente a Gravina, sul finire degli anni cinquanta. Un contadino, di nome Ciccio (Scamarcio), sposato con Lucia (Valentina Cervi) e con un figlio di sette anni, si innamora perdutamente di Bianca (Gaia Bermani Amaral), la figlia di un temuto proprietario terriero che da anni sfrutta i contadini.

La storia è vera, anche se è avvenuta in Lucania e non in Puglia. "Mia madre le storie le sapeva raccontare. Riaprendo quella pagina del mio passato attraverso le immagini ho cercato di dare vita a personaggi poi rimasti impressi nella mia mente", dice il regista Rocco Ricciardulli, che ha scritto la sceneggiatura del film insieme a Scamarcio, e che ha voluto "ritrarre il Meridione raccontatomi, quel sud aspro e bellissimo, che assiste con indifferenza ai drammi della sua gente".

Il regista Rocco Ricciardulli

"Le dinamiche che vediamo in questo film non sono poi così cambiate- prosegue il regista-. Quando ero bambino c'erano le ragazze che venivano dal brindisino a raccogliere i pomodori e venivano sfruttate. Ora tutto questo accade con gli immigrati: sono cambiati gli attori, ma il caporalato e lo sfruttamento ancora esistono".

E Scamarcio aggiunge: "Uno degli elementi che mi ha spinto a produrre questo film è proprio perché tratta il tema della disparità e della lotta di classe. Mi piace anche che racconta da un lato chi vuole scappare e andare via dal posto in cui vive e dall'altro lato chi invece ha nostalgia delle proprie origini". Nelle sue intenzioni anche la voglia che questa storia sia conosciuta a livello internazionale: "Ho cercato di ridare emozioni e sensazioni che magari tanti emigrati italiani si ricorderanno, come quando il bambino fa le orecchiette con la nonna".

Fondamentale nel film anche il ruolo delle donne. "Bianca è un personaggio moderno che cerca riscatto, libertà e giustizia. Non vuole sottostare a determinate regole della società di allora. Vuole imporre la propria identità. Va contro al padre-padrone e al fratello violento. Si ribella alla propria condizione e a quella della donna in generale. Lancia un messaggio di coraggio e speranza a tutte le donne: bisogna non mollare mai e lottare per la propria identità", dice Gaia Bermani Amaral. E Valentina Cervi: "Il mio personaggio è comprensivo proprio perché è forte e lascia andare quest'uomo al suo desiderio". 

E Scamarcio sottolinea: "I personaggi qua sono tutti ingenui: lo è Bianca che si innamora dell'uomo sbagliato, lo è Ciccio che prova un amore puro per Bianca, e lo è anche Lucia che accetta quest'amore".

Una battuta del film è: "La libertà non morirà mai". Quale il vostro pensiero? "La libertà è l'origine di ogni cosa. E' movimento. Se non c'è libertà non c'è movimento, viceversa se non c'è movimento non c'è vita", dice Gaia Bermani Amaral. E Valentina Cervi: "E' una conquista la libertà. Spesso siamo addormentati e subiamo le situazioni. Stiamo purtroppo vivendo un periodo molto addormentato".

A tal proposito c'è nostalgia di quel tempo in cui si poteva andare al cinema? "Il cinema non morirà mai. Ha una corsia preferenziale perché lì le persone si incontrano. Spero che presto le sale riapriranno e che ci sia un grande ritorno", conclude Scamarcio.