“Il bipolarismo può prendere la strada della depressione che ti annienta o delle allucinazioni iperboliche che vanno verso la schizofrenia”.

Parola di Alessio Boni, protagonista dell’opera prima di Alfredo Fiorillo intitolata Respiri e in uscita il 7 giugno con Europictures e L’age d’or. Un thriller psicologico che si svolge in un paese sul lago d’Iseo e precisamente dentro un’antica villa che ospita misteriose presenze: una bambina dai lunghi capelli rossi (Eleonora Trevisani), un’infermiera (Eva Grimaldi), un ambiguo signore (Pino Calabrese).

“C’è una parola che sta bene accanto a tutti e si chiama coraggio. Quando sento che una cosa è coraggiosa mi ci butto e così è stato per questo film. Ho letto la sceneggiatura e mi ha colpito molto questo viaggio nella psiche. Un dolore lancinante può portare una persona al bipolarismo e alla schizofrenia”, dice Boni che ha subito deciso di partecipare a questo progetto, scritto dallo stesso regista insieme ad Angela Prudenzi.

“E’ difficile fare arrivare sullo schermo la doppia personalità di una persona. Lui non vede fantasmi, ma vede tutto reale”, prosegue il protagonista che nel film è accompagnato da Marta (Lidiya Liberman), amica d’infanzia da sempre innamorata di lui e unica persona vera della storia.

Respiri è stato girato in cinque settimane e prevalentemente all’interno della villa. In realtà non è un’unica villa, ma sono due: l’esterno è a Sarnico, mentre gli interni sono a Parabiago. Sono entrambe dello stesso periodo storico e dello stesso stile liberty eclettico perciò si sono perfettamente sposate”, racconta Angela Prudenzi.

E a proposito di Sarnico, piccolo paesino della provincia di Bergamo che affaccia sul lago d’Iseo, Boni aggiunge: “Io sono nato lì e proprio in quella villa, che si chiama Faccanoni, ci portavo le ragazzine per sedurle. La conosco benissimo quindi era proprio un segno del destino che partecipassi a questo film”.

Sul suo ruolo Eva Grimaldi dice: “Ero talmente entrata nella parte che quando stavo nella stanza della bambina avevo paura”. Mentre Eleonora Trevisani, che è stata scelta tra circa ottocento bambini, racconta: “Facevo tante domande al regista per capire come dovevo recitare. Ho immaginato tutto come un gioco dove avevo voglia di vincere”.

“Volevo dare l’idea di un labirinto mentale: la casa in qualche modo riflette la psiche del protagonista e anche nella scenografia ci sono alcuni elementi ossessivi. Mi sono ispirato al cinema italiano degli anni sessanta e settanta, come quello di Bava”, conclude il regista.