Si può riadattare l’opera di Mozart ai nostri giorni? Lo hanno fatto Mario Tronco e Gianfranco Cabiddu con Il Flauto Magico di Piazza Vittorio. Un film musicale interpretato in otto lingue diverse da tutti i musicisti della multietnica Orchestra di Piazza Vittorio. Una sola eccezione: l’attore Fabrizio Bentivoglio, qui nei panni del mago Sarastro.

La celebre opera musicale composta da Mozart nel 1791 era già stata reinterpretata sempre da questa orchestra singolare in uno spettacolo teatrale, che aveva debuttato nel 2009 a Lione e che aveva poi avuto oltre 200 rappresentazioni in Italia e nel mondo, ora arriva anche al cinema il 20 giugno distribuita da Paco Cinematografica.

 

“Siamo arrivati a Mozart nel 2008 - spiega Mario Tronco, il regista, nonché il fondatore dell’Orchestra di Piazza Vittorio -. Ho affrontato questa partitura classica lavorando sulle arie con i musicisti più popolari, fischiandola, come se fosse stata un’opera non scritta, ma tramandata oralmente. Poi ho scelto i personaggi in base alle caratteristiche dei componenti dell’orchestra. Per cui chi ha interpretato Papageno, in questo caso El Hadji Yeri Samb, è una persona semplice che ama il cibo, mentre la regina della Notte, interpretata da Petra Magoni, è un’anima punk”.

Contrariamente a quanto avviene ne Il flauto magico di Mozart qui i personaggi femminili possono cambiare il corso degli eventi: “Nella nostra riscrittura Pamina, interpretata da Violetta Zironi, è colei che determina la storia e fa anche riappacificare i suoi genitori - dice Mario Tronco-. Nella versione originale invece lei è una che subisce”. E Fabrizio Bentivoglio, che ha collaborato anche alla sceneggiatura del film, aggiunge: “La nostra è una super bambina che si muove nei giardini di questa piazza dove tutto può accadere”.

La storia si svolge infatti all’interno dei giardini di Piazza Vittorio, nel quartiere dell’Esquilino a Roma: “Ci ho vissuto per venticinque anni- racconta Tronco-. Ho un rapporto con quella piazza sentimentale. E’ un posto estremamente romantico e al tempo stesso tragico. Ha un’anima umana fatta di bellezza diurna e di angoscia notturna”.

Non solo per questo motivo, ma anche perché si trova in un quartiere multiculturale in linea con il suo complesso di suonatori: “Ho scelto musicisti che provenissero da mondi  e background differenti - folk, pop, classici- perché volevo una libertà assoluta e non volevo essere schiavo del genere, rischiando di essere etichettato. E’ il primo caso di orchestra finanziata dai cittadini e non dallo Stato. In questi diciotto anni abbiamo prodotto tre opere, che sono Il flauto magico, Carmen e Don Giovanni, un concerto di musica sacra e tre dischi”.

Anche Gianfranco Cabiddu (La stoffa dei sogni) sottolinea che con questa favola volevano fare arrivare un messaggio di integrazione, convivenza e scambio, qualcosa che in questi tempi caratterizzati dal fenomeno migratorio è ancora più necessario: “Nel film ci sono tante persone che si scambiano le loro differenti culture in modo armonico. All’inizio poi, subito dopo i titoli di coda, abbiamo voluto mettere l’epigrafe che sta sotto la Statua della Libertà («Tenetevi, o antiche terre, la vostra vana pompa - grida essa con le silenti labbra - Datemi i vostri stanchi, i vostri poveri, le vostre masse infreddolite desiderose di respirare liberi, i rifiuti miserabili delle vostre coste affollate. Mandatemi loro, i senzatetto, gli scossi dalle tempeste e io solleverò la mia fiaccola accanto alla porta dorata.»)  per evidenziare il reciproco arricchimento umano e artistico di cui sono portatrici culture e tradizioni diverse”.

Infine Mario Tronco, che è anche uno dei membri del gruppo Avion Travel, conclude: “Devo moltissimo a Roberto De Simone perché dopo aver visto al teatro San Ferdinando di Napoli la sua opera teatrale La gatta cenerentola ho capito cosa volevo fare nella vita”.