(Cinematografo.it/Adnkronos) - Si è spenta dopo un lungo ricovero presso il Policlinico Agostino Gemelli, Silvana Pampanini. Due mesi fa era stata sottoposta a un complesso intervento chirurgico addominale. Dopo un'iniziale ripresa, tanto da far pensare a un ritorno a casa, sono insorte complicanze che ne hanno interrotto il recupero. I funerali si svolgeranno venerdì 8 gennaio alle ore 11.00 presso la Parrocchia Santa Croce in Via Guido Reni 2 Roma.

Nata a Roma il 25 settembre 1925, era ancora una studentessa quando, a sua insaputa, la maestra di canto nel 1946 la iscrisse al concorso di Miss Italia. La vittoria ufficiale andò a Rossana Martini ma la bellezza di Silvana conquistò il pubblico della kermesse. Le vivaci proteste da parte di quest'ultimo determinarono l'assegnazione del premio 'ex aequo' alla bella romana che intraprese così la carriera di attrice. Il concorso di bellezza fu infatti il trampolino di lancio nel mondo del cinema. Grazie anche a settimanali illustrati e cinegiornali, la popolarità della Pampanini negli anni Cinquanta crebbe enormente tanto da diventare il simbolo della bellezza italiana assieme a Lucia Bosé e Silvana Mangano.

Silvana Pampanini in una foto recente

I primi ruoli sul grande schermo, essendosi diplomata al conservatorio di Santa Cecilia, furono in pellicole musicali ma con il passare degli anni, spesso doppiata nella voce ma non nel canto, lavorò accanto a tutti i migliori attori italiani del dopoguerra come Totò, Peppino De Filippo, Alberto Sordi, Vittorio De Sica, Marcello Mastroianni, Nino Manfredi, Vittorio Gassman, Walter Chiari, Amedeo Nazzari, Renato Rascel, Ugo Tognazzi, Carlo Dapporto e Rossano Brazzi. Oltre agli stranieri Jean Gabin, Henri Vidal, Jean-Pierre Aumont, Pierre Brasseur e Buster Keaton. Diretta da alcuni dei registi più importanti, negli anni '50 molti film con la Pampanini furono distribuiti in tutto il mondo. I titoli più noti sono I pompieri di Viggiù che nel 1949 la rivelò al grande pubblico; nel 1951 O.K. Nerone di Mario Soldati, suo primo successo internazionale nonché parodia di Quo vadis? e Bellezze in bicicletta in cui cantò una delle più celebri canzoni dell'epoca.

Nel 1952 recitò nel pluripremiato Processo alla città di Luigi Zampa e ne La presidentessa di Pietro Germi, tratto da una brillante pochade francese. Nel 1953 si fece invecchiare di 30 anni in un riuscito episodio di Un giorno in pretura di Steno. Nel 1955 lavorò nella commedia La bella di Roma di Luigi Comencini e nel campione di incassi Racconti romani da un soggetto di Alberto Moravia. E ancora ne La strada lunga un anno di Giuseppe De Santis, candidato all'Oscar nel 1959 e vincitore del Globo d'Oro come miglior film straniero. Nel 1964 Dino Risi la diresse ne Il gaucho nella parte autobiografica di una diva al tramonto. Poi, per diversi anni, decise di abbandonare il grande schermo dove tornò in un ultimo ruolo di prostituta bionda per un episodio di Mazzabubù... Quante corna stanno quaggiù? (1971), dopodiché fece soltanto un'apparizione nei panni di se stessa ne Il tassinaro (1983) di Alberto Sordi.

Non sbarcò mai a Hollywood ma lavorò in Francia (dove fu soprannominata Ninì Pampan), in Spagna, Jugoslavia, Egitto, Argentina e soprattutto in Messico. Sono molti i presunti flirt che la stampa le ha attribuito, dal principe afgano Ahmad Shah Khan a Tyrone Power, da William Holden a Omar Sharif, da Orson Welles al tenore Giuseppe Campora. Ma lei ha sempre parlato di un vero solo amore, morto nel 1952, un uomo di 10 anni più grande di lei, bello, ricchissimo, estraneo al mondo dello spettacolo.