L'11 settembre 2001 sotto le macerie del World Trade Center rimane anche la macchina da presa. L'elaborazione del lutto su pellicola è lunga, dura cinque anni. Ad oggi l'horror vacui di Ground Zero si è travasato unicamente nel memoriale collettivo 11/9, ha occupato fotogrammi parentetici nella 25ª ora, ha fatto da volano per i documentari Fahrenheit 9/11 di Moore e Why We Fight di Eugene Jarecki o si è rifranto simbolicamente nel Village di Shyamalan. Sta di fatto che mentre due torri luminose rimpiazzavano i grattacieli, il fascio luminoso del proiettore rimaneva latitante. Al contrario, la letteratura si risolleva subito. Jonathan Safran Foer scrive Extremely Loud and Incredibly Close e ritrae la ricerca di un bambino di nove anni, il cui padre è morto al WTC lasciandogli in pegno una chiave senza una serratura da aprire: il romanzo dovrebbe essere adattato per il grande schermo. Art Spiegelman, il celebre fumettista premio Pulitzer per Maus, incornicia nelle strips L'ombra delle torri (In the Shadow of No Towers), un lavoro in cui non compaiono né supereroi tout court né i nuovi eroi dell'11/9 (pompieri, volontari, tutori dell'ordine). Analogamente i film che vedremo quest'anno non saranno né adattamenti dei fatti né edizioni commemorative dell'11 settembre 2001. Forse è questa l'unica strada da percorrere per sconfessare il timore di Hollywood: queste pellicole avranno spettatori? C'è, infatti, un precedente importante che spiega questa penuria di produzioni cinematografiche. Il Vietnam rimase lontano dal grande schermo per anni, un po' per la materia scottante, un po' perché il pubblico potenziale era saturo di immagini televisive. Gli stessi network statunitensi hanno trovato, al di fuori di news e talkshow, un territorio accidentato. Dei tanti progetti ventilati rimane in piedi solo la serie della ABC - basata sul 9/11 Commission Report - con Harvey Keitel nei panni di John O'Neill, l'agente FBI che ha dato la caccia ad Al Qaeda per anni ed è morto al WTC di cui era da due settimane il capo della sicurezza, che verrà trasmessa a inizio 2006. Documentari a parte (On Native Soil, l'America sotto attacco raccontata da Kevin Costner e Hilary Swank; Against All Enemies, dal saggio omonimo di Richard Clark, sulle colpe di CIA e FBI), al cinema la soluzione pare quella di focalizzarsi sulle persone coinvolte anziché sulla tragedia stessa. Questa l'opinione di Michael Shamberg e Stacey Sher, produttori del film ancora senza titolo di Oliver Stone sul salvataggio di due ufficiali di polizia dal crollo del World Trade Center. Scritto da Andrea Berloff, il lungometraggio si concentra su una storia minore consumatasi il fatidico 11 settembre: Nicolas Cage e Michael Pena interpretano due poliziotti di Port Authority, il sergente John McLoughlin e l'agente Will Jimeno, che rischiarono la vita entrando nelle due torri fumanti. Stone porterà sullo schermo "un lavoro di passione collettiva, una seria riflessione su quanto è successo con l'intenzione di sanare la ferita". Per evitare accuse di sciacallaggio il film targato Paramount non uscirà come inizialmente previsto l'11 settembre 2006, ma esattamente un mese prima. Un altro studios, la Columbia, dopo aver acquisito i diritti del libro scritto dai due reporter del New York Times Jim Dwyer e Kevin Flynn 102 Minutes, ha già ricevuto una prima versione dello script da Billy Ray, regista de L'inventore di favole. Il film racconterà i tentativi di salvataggio che furono attuati tra le 8.36, quando il primo aereo si schiantò sul World Trade Center, e le 10.28, quando crollò la prima torre. Su un evento parallelo, quello del volo della United dirottato dai terroristi il medesimo giorno e schiantatosi a Shanksville, Pennsylvania, si concentra invece Flight 93, il progetto di Paul Greengrass prodotto da Universal che dovrebbe essere presentato in anteprima al festival di Cannes. "Se metti a fuoco un singolo evento - ha detto il regista - puoi ricavarvi qualcosa di prezioso, che trascende l'evento stesso: il DNA dei nostri tempi". Greengrass è tornato alle atmosfere politiche e formali di Bloody Sunday per realizzare una cronaca low budget (15 milioni di dollari) del sacrificio dei passeggeri che si ribellarono al progetto dei dirottatori di far schiantare il Boeing su Washington D.C. Il filmaker non accoglie dunque la tesi dell'abbattimento del velivolo da parte di caccia Usa, ma si concentra sull'eroismo dei passeggeri che informati via cellulare dello schianto dei due 737 sulle Torri avrebbero deciso di far precipitare l'aereo. Un memento sobrio e senza filtri di un evento che - scrive il regista nel trattamento del film - "ha cambiato per sempre le nostre vite".