"Alle tre del mattino l'odore del casinò, il fumo e il sudore danno la nausea", inizia così il primo romanzo, Casino Royale, sulla spia più famosa della storia. L'incipit sintetizza perfettamente il Bond-mondo: una realtà consumata per lo più nei tempi dilatati della notte, tempi viziosi e pericolosi. Fleming, teorema vivente del bello dissoluto, dà vita al suo alter ego James Bond. E in quel di Goldeneye, nome dal sapore profetico che scelse per la sua residenza in Giamaica, scrive sulla sua vecchia Imperial le prime parole di una lunga serie. E'il 1952. Una data da ricordare. Ian Fleming, prima di James Bond, consumò i suoi anni migliori nel tentativo di farsi spazio fra le leggende di famiglia; il confronto con un padre-eroe e un fratello-genio lo porteranno a saltellare da un paese all'altro e da un mestiere all'altro, per trovare infine pace in Giamaica. Ma nel personaggio "007", Fleming fa scorrere la vita di quello che è stato, di quello che ha cercato di essere e di quello che non è mai riuscito a diventare, infine: un uomo elegante e raffinato, ma anche contorto e vizioso, innamorato di se stesso, ma anche di tutte le donne, una spia al servizio della corona inglese, ma cittadino del mondo alla Corto Maltese. Bond beve Martini Dry come il suo autore del resto, che si dice consumasse una bottiglia di gin al giorno più un paio di pacchetti di sigarette, seduce signore e puttane in ogni dove, e ne esce sempre impeccabile. Gli eccessi lo soddisfano, ma non lo intaccano mai: viene fuori immacolato ed elegante dalle più depravate "liaison". Casino Royale aveva già ispirato, nel '67, un altro film dal titolo omonimo. Il film, a cui parteciparono più registi fra cui John Houston, rileggeva il romanzo in chiave satirico-grottesca e, nonostante fosse interpretato da due star come David Niven e Peter Sellers, fu un mezzo fiasco e pochi lo ricordano. Ma ecco che i celebri produttori della serie, M.J.Wilson e B.Broccoli, sfoderano l'asso nella manica: rifare Casino Royale, rendere infine giustizia a quel favoloso romanzo da cui iniziò tutto e forse (ci auguriamo) uscire da quella serialità a cui ci aveva condannato l'odioso Piarce Brosnan, che sarà pure elegante e sofisticato, ma di sex appeal neanche l'ombra, con quell'aria perfettina e il sorrisetto legnoso. Finalmente si cambia aria e forse 007 tornerà ad essere quella spia languida e fascinosa a cui ci avevano abituato Sean Connery e Roger Moore, levando il povero Dalton che venne quasi subito cestinato. Il prossimo Bond sarà Daniel Craig (Munich), il primo della serie ad avere capelli biondi e occhi chiari e che, tutt'altro che stucchevole, conserva un fascino algido da super-cattivo e quell'aria un po' vissuta alla Steve McQueen che non guasta mai. Le prospettive sembrano buone tanto più che Casino Royale, co-sceneggiato dal premio Oscar Paul Haggis, dipinge un Bond prima maniera: più che gentiluomo, una canaglia che deve guadagnarsi a suon di morte quel doppio zero che gli darà la tanto sospirata licenza di uccidere. Un Bond alle prime armi, meno sofisticato certo, ma ben disposto a ripagare la bruciante sconfitta da parte del perfido gangster Le Chiffre col quale si consuma una delle scene di tortura più raccapriccianti del genere, roba da far impallidire pure Rambo. La scena in questione è raccontata da Fleming con dovizia di particolari: il nostro uomo è immobilizzato su una sedia senza sedile mentre il sadico antagonista gli tormenta le parti basse. Nell'ambiente si dice che Tarantino puntasse al film solo per girare quella scena, ma la regia invece è andata a Martin Campbell, che aveva già girato uno 007 nel '95 con Goldeneye, il primo film della serie Brosnan. Ad ogni modo il regista si dice entusiasta del progetto e del nuovo protagonista che sarà secondo lui "Più dark, più duro e più vicino al Bond di Ian Fleming". Niente (o poche) scene d'azione alla Mission: Impossible questa volta, niente "surfate" su onde anomale in smoking, Casino Royale sarà un film più realistico e sottile. Un film serio. La "crudelia" di turno, la nuova Bond Girl sarà la splendida Eva Green (The Dreamers) alias Vesper Lynd, una vera dark lady, accostata dall'ex letterina Caterina Murino. Nel cast ci saranno anche Claudio Santamaria e Giancarlo Giannini, il nostro uomo all'estero. Il film, girato fra Gran Bretagna, Bahamas (deputato alla ricostruzione del celebre casinò), Praga e Italia, vedrà la nostra spia ancora una volta alla guida della celebre Aston Martin (la nuova AMV8 Vantage), e in alcune scene addirittura al volante della nostrana Fiat Panda 4x4 super accessoriata. Che sia l'inizio di una nuova era?