Zoo

USA 2007
Uno sguardo nella vita di un'apparentemente normale famiglia di Seattle i cui aberranti comportamenti sessuali provocano una morte scioccante: un uomo deceduto dopo una serie di inusuali incontri con un cavallo. La vicenda è avvenuta all'interno di una comunità che si autodefinisce "Zoo" ed è composta da persone insospettabili che spingono al limite il proprio amore nei confronti degli animali.
SCHEDA FILM

Regia: Robinson Devor

Attori: John Paulsen - Sig. Hands, Ken Kreps - Padre del sig. Hands, Richard Carmen - Fratello di Hands, Coyote - Se stesso, Paul Eenhoorn - Detective Capo, Conor Gormally - Figlio del sig. Hands, Malayka Gormally - Ex moglie del sig. Hands, Russell Hodgkinson - H, Forest Fousel, Tom Gormally, Karl Holzheimer, Andrew Scott McIntyre, Michael J. Minard, James Chu

Soggetto: Charles Mudede, Robinson Devor

Fotografia: Sean Kirby

Musiche: Paul Matthew Moore

Montaggio: Joe Shapiro

Scenografia: Jeanne Cavenaugh

Arredamento: Alison Kelly, Kimberly Diehl

Costumi: Doris Black

Durata: 76

Colore: C

Genere: DOCUMENTARIO

Specifiche tecniche: HD

Produzione: THINKFILM

NOTE
- PRESENTATO ALLA 39MA "QUINZAINE DES REALISATEURS" (CANNES, 2007).
CRITICA
"I morbosi giornalisti accorsi in massa alla proiezione si sono dovuti sorbire un'ora e mezza di giri di parole e immagini bucoliche che non portano a nulla, né alla condanna né alla comprensione. La zoofilia ne esce più oscura di quando ne sia entrata, mentre in Usa si parla di scandalo da una parte di operazione poetica dall'altra. Evidentemente noi e loro vediamo film differenti." (Roberta Ronconi, 'Liberazione', 22 maggio 2007)

"Il regista cerca di seguire le vite del gruppetto di amanti degli animali cercando di raccontarcene le motivazioni più recondite. Provando a spiegarci il loro modo di ritrovarsi, di stare insieme nella fattoria, di vivere il contatto con la natura nel modo più sereno e libero, al di là di ogni tabù culturale, a fronte di un'America sempre più repressiva sul piano morale. E il tutto scegliendo di non mostrare alcuna scena scabrosa: gli incontri d'amore non vengono mai visti, i corpi dei protagonisti si muovono nell'ombra e nulla scivola nella morbosità. Il racconto, però, resta sospeso e lo spettatore dubbioso: dopo un'ora di immagini più o meno flou e di scene agresti, poco davvero si riesce a comprendere della passione per la zoofilia. E tanto meno si realizza la denuncia contro i media che sbattono il mostro in prima pagina. Piuttosto, invece, si dormicchia anche un po'." (Gabriella Gallozzi, 'L'Unità', 22 maggio 2007)

"Dopo aver incontrato alcuni membri del gruppo, il regista Robinson Devor ha costruito un film dove i personaggi sono interpretati da attori, ma i lunghi dialoghi fuori campo sono quelli autentici dei protagonisti. E proprio il flusso di confessioni in prima persona finisce per guidare le immagini, sprovviste di qualsiasi tentazione voyeuristica ma cariche di una tensione angosciantissima. Perché nonostante certe ammissioni, le ragioni che spingono una persona a sentirsi 'maggiormente attratta da esseri non umani' restano di fatto inspiegate. E di fronte a questa insondabilità, Devor non chiede aiuto né alla psicoanalisi né alla sociologia: mette gli spettatori di fronte al mistero di quelle azioni e costruisce il film come un horror dell'animo, dove non esistono spiegazioni plausibili ma solo la scoperta di qualche cosa di inimmaginabile. Una specie di male assoluto che chi pratica neppure considera tale. Ma che lascia nello spettatore un senso d'angoscia che non se ne va facilmente." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 22 maggio 2007)