VERDETTO FINALE

FIGHTING JUSTICE

USA 1988
A New York, l'avvocato Eddie Dodd, un tempo paladino dei diritti civili e degli emarginati, ora cinico difensore di dozzinali spacciatori, a seguito delle insistenze del suo giovane aiutante Roger Baron, accetta di occuparsi del caso di Shu Kai Kim, un giovane coreano che ha ucciso un compagno detenuto, mentre stava scontando una pena per un omicidio che a suo dire non ha commesso. Dodd si rende conto che, se riesce a dimostrare l'estraneità di Shu Kai Kim dal primo delitto, il Procuratore distrettuale dovrà ritirare la seconda accusa di omicidio. Dodd e Baron, comportandosi più da detective che da avvocati, con l'aiuto dell'investigatore Kitty Greer, da anni affezionata ad Eddie, scoprono l'innocenza del loro assistito, vittima designata di un procuratore minaccioso e potente, Robert Reynard, di violenti poliziotti reticenti e corrotti, di ambigui informatori. Acutamente dimostrati in tribunale i loschi intrighi dei persecutori dell'innocente Shu Kai Kim, l'avvocato Dodd riesce a farlo assolvere. Per l'avvenire è ormai deciso ad affrontare soltanto cause degne.
SCHEDA FILM

Regia: Joseph Ruben

Attori: Margaret Colin - Kitty Greer, Sully Diaz, Robert Downey Jr. - Roger Baron, Miguel Fernandes, John Snyder, Kurtwood Smith - Robert Reynard, Yuji Okumoto - Shu Kai Kim, Misan Kim, Charles Hallahan, James Woods - Eddie Dodd, Graham Beckel

Soggetto: Wesley Strick

Sceneggiatura: Wesley Strick

Fotografia: John Lindley

Musiche: Brad Fiedel

Montaggio: George Bowers

Durata: 103

Colore: C

Genere: THRILLER

Specifiche tecniche: NORMALE

Produzione: WALTER F PARKES LAWRENCE LASKER

Distribuzione: COLUMBIA TRI STAR FILMS ITALIA (1990) - COLUMBIA TRISTAR HOME VIDEO

CRITICA
"Il film, scritto con molta pertinenza e con molti agganci alla cronaca da Wesley Stroick, fotografato con estremo realismo da John W.Lindley, è molto avvincente anche nello spaccato che offre delle gangs di Chinatown e nelle tappe del processo. Eddie riesce, attraverso un racconto carico di suspense, a trovare un testimone, a smascherare i tentativi di insabbiamento del sistema legale cittadino. 'Verdetto finale' è un film duro e realisticamente melodrammatico, con alcuni colpi di scena che non vanno svelati e che portano in primo piano i rischi degli avvocati e le cause che hanno condotto l'asiatico in carcere, dove qualcuno vuole che egli resti. L'ambientazione notturna, da vera Ghotam city sorretta da una bella colonna sonora rock di Brad Fiedel è molto suggestiva e tutti gli attori sono bravi compresa l'intensa Margaret Colin, investigatrice decisa a salvare quell'avvocato che negli anni Sessanta, prima dell'era Reagan, era stato un radicale idealista." ('Il Corriere della Sera', 25 Maggio 1990)

"Procedural garantista, thriller giudiziario antirazzista e inquietamente di sinistra, 'Verdetto Finale' emana un vago profumo dostojevskiano, mescolato alle zaffate sulfuree di un James Woods indiavolato e contorto com'è ormai sua consuetudine. Il regista Joseph Ruben (Dreamscape), newyorkese, è uno specialista in storie d'ombra e in personaggi che sfoggiano più o meno gravi distorsioni del comportamento e deviazioni caratteriali. Basti pensare a quel piccolo, prezioso trattato sull'amor paterno intriso di sangue (e di Laing & Cooper) che realizzò con 'The Stepfather', in cui era di scena un 'sentimentale' massacratore di famiglie." (Fabio Bo, 'Il Messaggero', 20 Maggio 1990)

"Joseph Ruben è una curiosa figura di regista. Si muove nei territori del cinema di genere, ma riesce a portare in film di modeste ambizioni produttive una certa dose di originalità e una buona tensione narrativa. Un tempo questo cinema minore rappresentava la forza dell'industria hollywoodiana, ora viene relegato a uscite preestive. (...) Scritto da Westley Strick, 'Verdetto finale' è un dramma giudiziario dalle soluzioni a volte troppo facili, a volte poco plausibili; e gli interpreti James Woods e Robert Downey jr. non sono di prima grandezza. Però il film ha ritmo, personaggi di contorno indovinati e porta una voce garantista nello scottante dibattito sulla droga." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 25 Maggio 1990)