UZAK

TURCHIA 2002
Mahmut è un fotografo di mezza età che ad Istanbul vive praticamente alla giornata, travolto dalla crisi dei suoi ideali. Quando si trova costretto a dover ospitare un suo giovane parente (Yusuf) che arriva dalla campagna e rimane con lui per mesi in cerca di lavoro, si accorge che la sua vita sta cambiando pericolosamente.
SCHEDA FILM

Regia: Nuri Bilge Ceylan

Attori: Muzaffer Özdemir - Mahmut, Mehmet Emin Toprak - Yusuf, Zuhal Gencer Erkaya - Nazan, Nazan Kirilmis - Amante, Feridun Koç - Custode, Fatma Ceylan - La Madre, Ebru Ceylan - Ragazza

Sceneggiatura: Nuri Bilge Ceylan

Fotografia: Nuri Bilge Ceylan

Montaggio: Ayhan Ergürsel, Nuri Bilge Ceylan

Scenografia: Ebru Ceylan

Altri titoli:

DISTANT

LOINTAIN

Durata: 110

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 35 MM

Produzione: NURI BILGE CEYLAN PER NBC FILM

Distribuzione: LADY FILM (2004)

Data uscita: 2004-06-25

NOTE
GRAN PREMIO DELLA GIURIA E PREMIO PER MIGLIOR ATTORE EX AEQUO A MUZAFFER OZDEMIR E MEHMET EMIN TOPAK (POSTUMO) AL 56MO FESTIVAL DI CANNES (2003)
CRITICA
"Il titolo, 'Uzak', cioè Lontananza, va preso nel senso pieno del termine. In senso formale cioè (campi lunghi, tempi lunghi), e in senso interiore (distanza invalicabile da sé e dagli altri). (...) Fa piacere, ogni tanto, trovare film davvero 'da festival' anche a Cannes, così attenta alla Francia e al mercato che rischia di inverare la vignetta pubblicata da Le Monde ('Fare film all'americana che passino bene in tv, ecco cosa salverà il cinema francese')". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 18 maggio 2003)

"'Uzak' è apprezzabile per quel che ci rivela sulla Turchia d'oggi; e non si tratta di un messaggio allegro. A tutte le latitudini della globalizzazione, ormai, si vive allo stesso modo: da una parte la disoccupazione, il danaro che non basta mai; dall'altra la solitudine, l'egoismo, la perdita dei rapporti umani che marcia di pari passo con la perdita delle tradizioni culturali. La grande, bellissima città sembra popolata di fantasmi. Adeguatamente desolato il protagonista, che in alcune inquadrature sembra Paolo Stoppa giovane". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 18 maggio 2003)

"Ancora un film da non perdere fra gli scampoli di fine stagione. Lo ha diretto (e scritto, fotografato, montato, ambientato) il turco Nuri Bilge Ceylan, classe 1959, talento sottile e insinuante. In concorso a Cannes nel 2003, l'anno di 'Elephant', ha vinto il Gran Premio della Giuria e una palma ex aequo per i due attori, il più giovane dei quali, purtroppo, morto dopo le riprese in un incidente. Dovessimo definirne il tema (in senso musicale) diremmo che è un film sulla malinconia, lo spleen, anzi la lontananza, poiché questo significa 'Uzak'. Lontananza non solo fisica ma spirituale, perché si può esser lontani anche da se stessi. (...) Molte le immagini che restano dentro: Istanbul sotto la neve con le sue moschee, sinfonia di bianchi e di grigi, nitida e remota come una visione. Un topolino incollato alla carta topicida che squittisce monotono nella notte. Un paesaggio struggente intravisto dall'auto, il lago, il gregge, la luce a cavallo, tutto così perfetto che il fotografo si ferma, scende, si prepara a scattare qualche foto ma subito riparte. Perché forse è tardi, non ne vale la pena, anzi non c'è più nulla che valga la pena fare, seguire, costruire. Ma non si pensi a una banale deriva depressiva. Nuri Bilge Ceylan sa sposare la fragilità del mondo al cuore segreto, e segretamente umoristico, delle cose. Un Tarkovskij corretto da Ioseliani, se vogliamo. Vale la pena scoprirlo." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 25 giugno 2004)

"Girato in una Istanbul che pare Stoccolma, fra dialoghi minimi e silenzi massimi, 'Uzak' delinea una crisi di identità con bravi attori." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 25 giugno 2004)

"Sta crescendo un valido cinema turco, di cui questo 'Uzak' ('Lontano') pluripremiato a Cannes rappresenta un valido esempio. Annotiamoci il nome del regista Nuri Bilge Ceylan perché ne sentiremo riparlare. Si tratta di un autarchico, che si gira i film in casa mobilitando parenti e amici, come faceva l'Olmi della prima maniera. (...) Uzak è una riflessione a tratti umoristica sulla difficoltà di una convivenza forzata in un universo irto di problemi. Non si può fare a meno di simpatizzare con i protagonisti, per cui spiace apprendere che l' interprete di Josuf nella vita reale è morto in un incidente. Prima di apprendere che Cannes aveva laureato lui e l'altro come attori." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 26 giugno 2004)