UTTARA - I LOTTATORI

INDIA 2000
Balaram e Nimai, sono il segnalatore e il custode di una sperduta stazione ferroviaria nel Bengala. Per passare il tempo i due si esercitano nella lotta, loro sport preferito. Un bambino di sette anni, Matthew, è stato adottato da un prete che segue il piccolo gruppo dei cristiani. Ma il matrimonio di Balaram con Uttara sconvolge l'equilibrio della piccola comunità. Tre estremisti hindu uccidono il prete, stuprano e uccidono Uttara e un nano che tenta invano di difenderla. I due ex-amici lottano tra loro per distruggersi. Ma, in tanta distruzione, alcuni danzatori liberano Matthew che era stato rapito dagli estremisti: la vita ricomincia.
SCHEDA FILM

Regia: Buddhadeb Dasgupta

Attori: Subrata Dutta - Secodo Uomo Nella Jeep, Gautam Warshi - Guidatore Della Jeep, Saurav Das - Mathew, Tapas Adhikari - Capostazione, Jaya Seal - Uttara, Tapas Pal - Nemai, Shankar Chakraborty - Balaram, R.I. Asad - Prete, Masood Akhtar - Primo Uomo Nella Jeep

Soggetto: Buddhadeb Dasgupta

Sceneggiatura: Buddhadeb Dasgupta

Fotografia: Asim Bose

Musiche: Biswadep Dasgupta

Scenografia: Ashoke Bose

Altri titoli:

THE WRESTLERS

Durata: 99

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 35 MM

Tratto da: UN RACCONTO DI SAMARESH BOSE

Produzione: BUDDHADEB DASGUPTA PRODUCTIONS

Distribuzione: BUDDHADEB DASGUPTA PRODUCTIONS

NOTE
PREMIO SPECIALE PER LA REGIA ALLA 57^ MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA (2000).
CRITICA
"Limpida parabola dell'indiano Buddhadeb Dasgupta. Folle, fragile, visivamente rapinoso, a tratti, ingenuo. Ma anche pieno di una grazia e un'energia rare". (Fabio ferzetti, 'Il Messaggero', 1 settembre 2000)
"Cronaca, certo, ma anche lirismo. Con il leit-motiv di quei danzatori mascherati che cantano canzoni allegoricamente allusive alle situazioni che si stanno svolgendo di fronte a loro, spesso anticipandole, con quei nani, così insoliti in una cornice indiana, che vanno su e giù per le strade e per i campi. Mentre i panorami dai colori coinvolgenti e delle musiche appassionate si aggiungono con forza agli altri personaggi. Trasformando in simbolo il reale". (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 1 settembre 2000)